domenica 9 maggio 2010

Le grand Hippo-Théo: "Intelligence oblige"




Un delizioso scritto di François Baucher, proposto sotto forma di dialogo (ultima edizione risalente al 1864) “Dialogues sur l’èquitation entre le grand Hippo-Théo dieu des quadrupèdes, un cavalier et un cheval” ossia “Dialoghi sull’equitazione fra il grande Hippo-Théo dio dei quadrupedi, un cavaliere ed un cavallo”, poco conosciuto, rappresenta uno degli esempi più illuminanti del pensiero baucherista, oggi più che mai attuale.

Il grande Hippo-Théo, dio dei quadrupedi, stanco di vedere brutta equitazione, cavalli sulla difensiva (sgroppate, calci, impennate, ecc.) che lottano con cavalieri che dispensano speronate e frustate, e il tutto “senza protocollo…senza una preliminare dichiarazione di guerra”, decide di dare per un’ora la parola al cavallo, affinché possa dialogare con il cavaliere e spiegare se, secondo lui, usando anche argomenti di anatomia e fisica, le vessazioni che procura a lui il cavaliere sono giuste o meno e se le sue difese dipendano dal suo carattere o da altro. Quanto al cavaliere, egli deve esporre il suo punto di vista, senza cadere nei personalismi e nelle offese, piuttosto far prevalere la “giustezza” nelle sue argomentazioni. Il grande Hippo-Théo, dal canto suo, garantisce assoluta imparzialità.
Inizia così questo scambio di idee, questo confronto, quanto mai esplicativo ed istruttivo.

Il cavallo ricorda la sua natura, le sue inclinazioni, i suoi istinti, a cui occorre fare riferimento se non ci si vuole scontrare con lui, mentre il cavaliere replica al cavallo che “la sua condizione” naturale è “l’essere schiavo, che manca di intelligenza e che deve sottomettersi a tutti i suoi capricci”.
Opinione che non mancherà di correggere nel corso del dialogo (che si svolge in due parti), quando appunto egli riconoscerà al cavallo una sua propria intelligenza, una sua natura che non va forzata ma assecondata, che le incomprensioni nascono dai “mezzi sbagliati” che si adoperano e non dalla “malizia” o dalla “cattiva volontà” del cavallo.
“Chiunque si dà la pena di cercarmi, mi trova sempre” sottolinea il cavallo in un passaggio. Quale richiamo all’umiltà, quale esortazione più grande di questa a darsi da fare per imparare, conoscere, capire sempre di più il nostro nobile compagno!
“Equilibrio, posizione, e la tua volontà diventerà la mia” parole ancora del cavallo, e qui sta in sintesi tutta la scienza di Baucher, che basa i suoi insegnamenti nella ricerca della posizione migliore, partendo dall’incollatura, per mezzo della decontrazione della bocca, ricercando la scioltezza e il massimo utilizzo delle proprie forze, senza contrazione alcuna da parte del cavallo.

Nella seconda parte del dialogo, il cavaliere riconoscerà che “i torti dei cavalieri verso i loro cavalli sono dovuti per la maggior parte all’ignoranza degli insegnanti” (mi ricorda qualcosa: vedere al proposito “Istruttori e cultura equestre” in questo blog). Infatti egli si è reso conto (dopo avere seguito il consiglio di Hippo-Théo di andare in cerca dei migliori maestri dell’epoca per imparare i fondamenti della scienza equestre) che non è facile trovare chi insegna l’arte sapendo trasmettere i veri principi dell’equitazione, e che siano veramente efficaci. Ma poi dichiarerà che questi maestri ci sono, e vengono dalla Francia: il riferimento autobiografico è molto chiaro…
E così il cavaliere esplica i concetti fondamentali dell’arte equestre, di fronte a un compiaciuto dio dei quadrupedi e a un finalmente soddisfatto cavallo, che non manca di confermare quello che il cavaliere spiega riguardo ad un’equitazione sapiente, che fa uso di mezzi non coercitivi e sfrutta l’intelligenza del quadrupede stesso, oltre che i principi di anatomia e di fisiologia.”Cambia tutto con il nuovo sistema (quello di Baucher, appunto, ndr); il mio maestro mi chiede il giusto impiego delle mie forze, e le dirige saggiamente. Questo benessere fisico influisce sul mio morale e le mie imperfezioni cedono a poco a poco a questo felice influsso”.

“Ragionamento ed esperienza” le chiavi del successo con i cavalli, conclude il cavaliere, ed inoltre (udite udite) “quanto all’adozione universale di questo nuovo metodo, essa si trova di fronte agli ostacoli che incontrano naturalmente tutte le innovazioni: alcuni la rifiutano perché non la comprendono, mancanza di studio; altri la rifiutano per amor proprio”. Si potrebbe dire lo stesso per la Scuola della Leggerezza così come per altre scuole e filosofie equestri che sono rigettate dall’ambiente ufficiale. Il meccanismo è identico…
Intanto il cavallo aggiunge: “Fra i vari vantaggi, il nuovo sistema ha quello di mettere di fronte l’educazione del mio maestro e la mia. Iniziati alle stesse lezioni, adottiamo gli stessi principi. Il mio istinto, in contatto continuo con l’intelligenza del mio cavaliere, si modella ad esso; da qui consegue che il progresso dell’uno provoca quello dell’altro. Il cavaliere diviene fiero della sua cavalcatura, e il cavallo, riconoscendo le buone cose dell’educazione acquisita, rivolge al suo maestro un’obbedienza tanto più grande quanto quella (l’educazione, ndr) è divenuta più facile”.
Hippo-Théo conclude sibillino, rivolgendosi al cavaliere ma, si potrebbe dire, ai cavalieri di tutte le epoche: “intelligence oblige”!

Dalle pagine di un piccolo gioiello della letteratura equestre di tutti i tempi scaturiscono principi, concetti, pensieri, più che mai attuali, per una piacevole anche se, a tratti, non facilissima lettura nei contenuti (è necessario avere un’idea abbastanza precisa della scuola di Baucher), alcuni dei quali ho voluto riproporre qui per stimolare alla lettura, alla riflessione e, come dice il grande Hippo-Théo: “ Coraggio, signor cavaliere! Studiate con perseveranza, e i più brillanti successi verranno a ricompensarvi dei vostri lodevoli sforzi.”

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