venerdì 30 dicembre 2016

Video: la progressione del lavoro.


Il 28 giugno 2015 si è svolto, a Castiglione delle Stiviere (MN), al Centro Ippico "Donna Lucia", l'Open Day del Gruppo Italiano Ecole delle Légèreté, una giornata dedicata a presentare, illustrare e descrivere il lavoro degli Istruttori e allievi Istruttori della Scuola di Philippe Karl in Italia.
La giornata è iniziata, previa introduzione da parte del Presidente del GIEL, Francesco Melpignano, con una mia breve presentazione teorica, dove ho fatto riferimento alla progressione del lavoro della Scuola della Leggerezza, seguendo la traccia dell'organigramma ideato da Karl, che potete vedere nella seguente immagine:



Qui di seguito il video della teoria:


mercoledì 14 dicembre 2016

Sul contatto


E’ sempre più diffusa l’idea che montare senza imboccatura, utilizzando una capezzina “etologica”, o una “bitless bridle”, o anche una semplice cavezza, sia una condizione ideale per essere sicuri di rispettare il proprio cavallo e fare il meglio per lui: se non ho contatto con la sua bocca, non posso fargli del male tirando con le mie mani, dunque sono sicuro di non fare danni e posso mantenere integro il mio rapporto con lui.
Sicuramente il lavoro senza imboccatura, soprattutto se è supportato da uno studio approfondito dell’etologia e della psicologia del cavallo, da una conoscenza esatta del modo di utilizzare l’attrezzatura, da un lavoro di base da terra corretto, dà risultati notevoli e permette di montare a cavallo in sicurezza e permette di potersi dedicare a qualsiasi disciplina equestre. Ma se parliamo di integrità mentale e fisica allora le cose stanno in maniera diversa: l'integrità mentale, senza le condizioni appena citate, va a farsi benedire e quella fisica è praticamente irraggiungibile. Infatti, ciò che è praticamente impossibile da ottenere, con il lavoro senza imboccatura, è che il cavallo faccia una vera ginnastica.
Cercherò di spiegare le ragioni di questo, ribadendo e sottolineando che, se tutto il mondo equestre facesse a meno delle imboccature, tutti i cavalli sarebbero comunque più felici!

L’Ecole de Légèreté, proponendo un approccio classico, sfruttando e migliorando (quando possibile) gli insegnamenti dei Maestri del passato, oltre che riferendosi alle conoscenze moderne di scienze legate al cavallo, come l’etologia e la psicologia già citate, ma anche l’anatomia, la fisiologia e la biomeccanica, fa del lavoro con l’imboccatura una condizione essenziale per il raggiungimento dei suoi obiettivi, che sono quelli di avere e mantenere un cavallo integro mentalmente e fisicamente, che migliori le sue andature e il suo equilibrio, che diventi più bello e più espressivo, il tutto con un cavaliere sulla sua schiena.
Già, perché è questo il problema principale: stare seduti sulla sua schiena per lui non è naturale. Si creano problemi a livello di equilibrio, il cavallo si contrae, e per prima cosa è proprio la schiena che subisce gli effetti negativi: infatti essa, essendo attraversata da fasci muscolari grossi e potenti, costituisce il luogo dove confluiscono la maggior parte delle tensioni negative del cavallo (come del resto succede spesso anche all’uomo).

L’unica cosa che possiamo fare per ristabilire un giusto equilibrio e per creare le condizioni affinché il cavallo lavori in maniera corretta con la schiena, ma anche con libertà di spalle, con giusto impegno della parte ventrale (muscoli addominali) e del treno posteriore (psoas, glutei, ecc.), è gestire la parte più mobile del cavallo, quella che più influisce sul suo equilibrio, detta anche bilanciere, ossia l’incollatura.
Infatti un cambiamento di posizione dell’incollatura significa un cambio di equilibrio sia in senso longitudinale che in senso laterale.
In senso longitudinale, perché un rilevamento dell’incollatura determina un trasferimento di peso verso il posteriore (in questo caso si dice che il baricentro arretra), mentre un abbassamento di essa determina un trasferimento di peso sugli anteriori (in questo caso il baricentro si sposta in avanti). Ora, secondo quello di cui noi abbiamo bisogno, possiamo alzare od abbassare l’incollatura con estrema precisione e collaborazione del cavallo, grazie alla presenza del filetto, un mezzo di comunicazione estremamente preciso ed efficace, tramite azioni quali mezza fermata, azione-reazione, vibrazione, discesa di mano, tanto per citarne alcuni.
Inoltre possiamo determinare un cambio di equilibrio in senso laterale perché, grazie alle flessioni laterali dell’incollatura, abbiamo l’opportunità di trasferire facilmente l’equilibrio da una spalla all’altra. Avviene, infatti, che una flessione laterale destra, per esempio, determini (a cavallo in movimento) uno spostamento di peso sulla spalla sinistra. Tutto ciò è molto importante ai fini della conduzione e della gestione dell’equilibrio del cavallo nelle girate (basti pensare alla brutta sensazione di un cavallo che “cade di spalla”, tagliando le curve), oltre che della rettitudine (ricerca della simmetria muscolare e locomotoria). Anche in questo caso l’imboccatura ci permette di essere molto precisi ed efficaci, sempre a patto che le nostre mani siano in grado di sapere quello che fanno.

L’Ecole de Légèreté fa proprio dell’insegnamento dell’uso della mano uno dei suoi … cavalli di battaglia. Partendo dalla cessione della mascella, prima vera utile azione della mano, si insegnano al cavallo le flessioni laterali, appunto, e tutte le azioni appena descritte. Essendo la cessione della mascella l’elemento fondamentale per facilitare la decontrazione di tutta la muscolatura (in successione: massetere, pterigoidei, rilevatori e abbassatori dell’incollatura, dorso) , pare superfluo sottolineare come la presenza dell’imboccatura sia determinante per conseguirla, e successivamente anche per essere in continua comunicazione con il cavallo, e poter ottenere la posizione desiderata senza contrarietà da parte del cavallo e in assoluta fiducia e collaborazione.
Infatti, parlando di comunicazione, occorre rilevare come una contatto con la bocca del cavallo significhi una comunicazione più fine, potremmo dire più profonda: esso diventa una spia che si accende quando c’è qualcosa che non va (p.es. bocca dura, irrigidimento, ecc.), permette di capire lo stato d’animo del cavallo, mi dà immediatamente l’informazione giusta su cosa è necessario fare (p. es. alleggerire rilevando, oppure creare azione-reazione per trovare l’appoggio), insomma diventa un dialogo continuo, ma un dialogo a un livello superiore rispetto a quello che si può ottenere montando senza contatto o lavorando da terra con il linguaggio del corpo e la voce.

In letteratura equestre sono stati versati fiumi d’inchiostro sull’argomento, sul contatto e in generale sulla messa in mano. Tutti i grandi Maestri del passato hanno parlato del contatto e delle sue implicazioni nell’addestramento, apportando dal Medioevo ad oggi progressi tangibili che hanno visto forse il momento migliore nelle scoperte di François Baucher (1796-1874), fautore della “cessione della mascella” e scopritore del fatto che la decontrazione di essa costituisce la premessa fondamentale per arrivare ad avere un cavallo in equilibrio e ben addestrato, mentre fino ad allora si pensava esattamente l’opposto: quando il cavallo fosse stato ben addestrato e messo in equilibrio, allora si sarebbe decontratto. Una sorta di rivoluzione copernicana, insomma.

Nell’equitazione moderna si vedono continuamente cavalieri che abusano del contatto, con mani che tirano in bocca al cavallo tutto il tempo, che usano imboccature sempre più forti e mezzi coercitivi come capezzine strette, chiudibocca e redini ausiliarie di ogni tipo, al fine di sottomettere il cavallo nel modo più veloce possibile, senza nessuna preparazione, nessuna attenzione all’animale come essere vivente che ha le esigenze specifiche della sua specie. Questa equitazione, che potremmo definire decadente, trova i suoi elementi vitali nella commercializzazione sfrenata, nell’attività agonistica interessata al solo risultato e non al modo di conseguirlo (il fine giustifica i mezzi), nell’idea del cavallo usa e getta in quanto non più animale dotato di un corpo e di una mente, ma una macchina da sfruttare e buttare quando si rompe. Tutto questo presta il fianco a chi demonizza l’imboccatura e ne fa un oggetto se non deleterio, quanto meno privo di valore e significato, considerandolo estraneo alla natura del cavallo e che può solo procurare dolore. Da qui alla soluzione “senza ferro in bocca” il passo è breve.

Esistono invece diversi esempi di un’equitazione ben fatta, dove il contatto trova un posto privilegiato, ed è sinonimo di rilassamento e fiducia, di comunicazione, di dialogo, di intesa perfetta: praticamente il sogno di ogni cavaliere (che sia agonista o meno)! Uno di questi è l’Ecole de Légèreté.
 “Il cavallo nella mano è quello la cui incollatura, la testa ed il corpo sono ad un tal livello di equilibrio che non si sente il peso che questa forte massa presenta. Questa leggerezza mette il cavallo nella situazione di obbedire ai più impercettibili movimenti del cavaliere: così la sua prima preoccupazione deve essere quella di ottenere questo atteggiamento, senza il quale il cavallo non può eseguire con correttezza e precisione tutto ciò che i suoi mezzi permettono.” (François Baucher, “Dizionario ragionato di equitazione”, SIAEC 2003).

lunedì 28 novembre 2016

Fieracavalli 2016: intervista a Philippe Karl

In occasione di Fieracavalli 2016, Barbara Scapolo, giornalista e Presidente dell'Associazione CavalDonato Communication, ha realizzato un'intervista a Philippe Karl, che qui riporto:

Quando la sensibilità fa la differenza - Intervista a Philippe Karl - Ecole de Légèreté

martedì 27 settembre 2016

La Légèreté all'Università


Alessandra Dal Pan si è laureata nel novembre del 2015 all'Università degli Studi di Parma, nel Corso di Laurea in Scienze Zootecniche e Tecnologie delle Produzioni Animali, nel curriculum in Scienze e Tecniche Equine, con una tesi dal titolo: "La decontrazione mandibolare come linea guida nell'addestramento del cavallo", con 110 e lode.
Questa tesi è ora on-line su questo blog, per gentile concessione di Alessandra.
Essendone stato correlatore, sono ovviamente felice e onorato che sia messa a disposizione di tutti, perché è la testimonianza che un certo tipo di equitazione alternativa è riconosciuta, nei suoi principi, anche a livello accademico, anche dentro l'Università!
Spero che il lavoro di Alessandra, frutto di studi e di esperienze dirette sul campo, possa essere di supporto e di strumento per chi vuole approfondire, dal punto di vista biomeccanico (con numerosi riferimenti all'anatomia e alla fisiologia, oltre che all'etologia, ovviamente) i come e i perché di una certa idea di addestramento che oggi chiamiamo, ispirati dal grande Maestro Philippe Karl, Légèreté.

Tesi: "La decontrazione mandibolare come linea guida nell'addestramento del cavallo" 



sabato 30 gennaio 2016

Le interviste di UCIF

Riporto qui l'intervista concessa a Glauco Ricci, uno dei fondatori dell'Associazione "Un cavallo in famiglia":

A SCUOLA DI LEGGEREZZA

venerdì 22 gennaio 2016

La flessione laterale


Ho già avuto modo di descrivere, nel post “La cessione della mascella”, i meccanismi attraverso i quali, determinando un movimento della mascella inferiore (la mandibola), il muscolo mascellare, il massetere, si scioglie, si decontrae. La decontrazione del massetere, ma anche del muscolo occipitale (relativo alla testa) e di alcuni muscoli che controllano la nuca, determina per induzione, per contagio, un rilassamento anche dei muscoli dell’incollatura e delle spalle.
Quando il cavallo non vuole flettere, per esempio, a destra, non è perché è rigido da quella parte (lo stesso cavallo poco prima magari si era grattato il fianco destro con la bocca), ma perché si contrae, e in particolare contrae i muscoli della parte sinistra dell’incollatura (sia elevatori che abbassatori, come vedremo). La mobilizzazione della bocca provoca la decontrazione dei muscoli masticatori e rende, conseguentemente, cedevole l’incollatura stessa.
Ecco perché è importante partire dalla bocca, perché è da lì che si può sbloccare l’intera muscolatura del cavallo, è lì che abbiamo la chiave per aprire la porta.
A tal proposito mi piace riportare un passo tratto da "Derives du Dressage Moderne" di P. Karl (ed. Belin, 2006):"Una metafora (già impiegata da Dominique Ollivier)...: la testa e l'incollatura sono la "porta" per la quale si prende possesso della "casa" cavallo. La bocca è la fragile "serratura" di questa "porta"...e la cessione della mascella ne è la "chiave".
Attraverso la messa in mano, e in particolare la cessione della mascella, noi possiamo entrare nella...casa-cavallo senza abbattere a spallate la suddetta "porta", cosa che invece accade assai di frequente nell’equitazione attuale: si pensi all’uso indiscriminato di redini ausiliarie, chiudibocca serrati e imboccature forti. La messa in mano classica, ben studiata e applicata, al contrario, ci permette di entrare nella “casa” cavallo con discrezione e con la certezza di essere ricevuti come ospiti ben graditi.
I muscoli dell’incollatura si dividono in due grandi gruppi: muscoli elevatori, che servono a rilevare l’incollatura stessa, situati nella parte superiore, e muscoli abbassatori, che servono ad abbassarla, appunto, situati nella parte inferiore.
La flessione laterale dell’incollatura determina l’allungamento di entrambi i fasci muscolari perché quando fletto, per esempio, a destra, sia gli elevatori che gli abbassatori della parte sinistra si allungano. Questo non succede quando invece, per esempio, chiedo direttamente una flessione della nuca (ancor più se essa è esagerata, e allora parliamo di iperflessione o incappucciamento), perché in questo caso i brachio-cefalici, cioè gli abbassatori, posti inferiormente, rimangono contratti da entrambi i lati.
Flettendo sia a destra che a sinistra posso alternativamente allungare i muscoli superiori ed inferiori delle due parti, determinando quello stretching che influirà positivamente anche sulla muscolatura del tronco, oltre a interessare il rachide e le articolazioni.
Lo studio delle flessioni laterali inizia da terra, e poi si trasferisce in sella. Il tutto si fa all’inizio a cavallo fermo, perché è la situazione migliore, dove il cavallo è più calmo e può concentrarsi sulle nostre richieste.
Da terra. Ci si posiziona di fianco al cavallo, all’altezza del’incollatura. Si procede inizialmente flettendo l’incollatura verso l’esterno, cioè se ci troviamo a sinistra del cavallo chiediamo la flessione a destra, perché questo ci permette di usare anche la pressione della mano che spinge letteralmente la testa del cavallo lontano da noi. Si esegue l’esercizio da tutte e due i lati.
Flessione verso l'esterno
Successivamente si chiede la flessione verso di noi, cioè se siamo alla sinistra del cavallo, flettiamo l’incollatura a sinistra. Ora avremo l’accortezza di agire sul filetto verso l’alto, cioè sulla commessura labiale, proprio per evitare di agire sulla lingua, perché questo provocherebbe dolore, contrazione e opposizione alla richiesta. Intanto la redine esterna rimane tesa, e questo è un particolare importante, perché la tensione della redine esterna significa che il cavallo imparerà progressivamente a tenderla da solo, nel corso del lavoro, cosa che ci faciliterà enormemente la vita in futuro, su altre questioni. Anche qui si procede da entrambi i lati.
Flessione verso l'interno
In sella: La flessione laterale dell’incollatura, dalla sella, si ottiene alzando la mano interna, per non offendere la lingua (vedi “La cessione della mascella”), e, una volta ottenuto il risultato, occorre eseguire una discesa di mano, che è anche una sorta di ricompensa (che il cavallo percepisce come tale). Essa è immediatamente successiva, in generale, all’ottenimento di una posizione corretta della testa del cavallo, e si usa, per esempio, anche dopo aver chiesto una mezza fermata: azione delle due mani verso l’alto per alleggerire il cavallo alla mano, alla quale segue appunto la discesa di mano.

Flessione laterale dalla sella:step 1
Flessione laterale dalla sella: step 2
Flessione laterale dalla sella: step 3
Flessione laterale dalla sella: step 4
Mi preme sottolineare come, una volta in sella, è assolutamente opportuno evitare di usare le gambe, in questo procedimento. La gamba interna, in particolare, non gioca nessun ruolo per aiutare la flessione laterale dell’incollatura: è una questione di mani, e solo di mani.
Il procedimento, apparentemente semplice, si rivela in realtà, all’atto pratico, abbastanza ostico se, sia il cavallo che il cavaliere, non hanno nessun tipo di esperienza su questo aspetto del lavoro. Occorre quindi essere molto precisi e non scoraggiarsi alle prime difficoltà.
Successivamente, si potranno chiedere al cavallo le flessioni anche in movimento, prima da terra e poi dalla sella, iniziando dal passo, per continuare al trotto, chiedendole inizialmente sulla linea dritta (con la redine esterna che si occupa della direzione) e poi nel circolo. Va sottolineato però che, andando avanti nel lavoro, le cose potrebbero complicarsi, quindi non bisogna dimenticare di non passare alla tappa successiva, prima di aver confermato quella precedente. In sostanza, se le flessioni da fermo non sono ben comprese, si possono incontrare problemi proponendole al cavallo al passo, e ancora di più al trotto. Per lo stesso motivo, se ci sono delle difficoltà, per esempio al trotto, è opportuno ripeterle al passo e, se occorre, anche tornare a chiederle da fermo.
Le flessioni laterali costituiscono una tappa fondamentale nell’addestramento del cavallo e, se si vuole intraprendere una ginnastica efficace per lui, non se ne può fare a meno, qualsiasi sia la tipologia del cavallo e la sua età. Esse diventano decisive, fra l’altro, nel conseguire l’estensione dell’incollatura con cavalli che sono per loro natura ostici a offrirla. In qualche caso, però, occorre iniziare il loro studio solo quando esistono certe condizioni, altrimenti si otterrà un cavallo che rifiuta la mano e non vuole avanzare: è il caso , per esempio, dei cavalli che non tendono affatto le redini, oppure di quelli che hanno imparato a incappucciarsi alla minima richiesta della mano, o anche di coloro che sono invece molto pesanti alla mano e hanno bisogno prima di essere alleggeriti.
Ultima cosa da rilevare è che,: quando le flessioni laterali risultano facili a tutte le andature, si può cominciare in modo sistematico il lavoro su due piste (spalla in dentro, travers, renvers, appoggiata), con tutti gli effetti positivi sul benessere fisico e sulla biomeccanica del cavallo che esso comporta.

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