giovedì 19 dicembre 2013

L'equitazione, oggi.


Franca Pagliarin è una mia carissima amica, già presente ai Corsi Istruttori Ecole de Légèreté in anni passati, sia come uditrice che come partecipante a cavallo. La ricerca del benessere del cavallo, nella gestione quotidiana, così come nell'equitazione che pratica, è indubbiamente una priorità per Franca, che applica i principi della Lègèreté sia nell'insegnamento che nel lavoro del cavallo.

Franca partecipa, essendo Istruttore Federale, a uno dei tanti corsi di aggiornamento indetti dalla Fise, nella regione Lombardia, tenuto da un ex-cavaliere di livello internazionale e tecnico Federale di salto ostacoli, oltre a essere personaggio assai noto nell'ambiente equestre.
Quello che Franca ha visto, sentito e fatto (e anche dovuto fare), nei 10 giorni di corso, ha del grottesco, per non dire dell'incredibile.
Ecco il suo racconto:

"Già l'impatto iniziale non è stato dei migliori. Alla richiesta a ciascun partecipante del Corso di presentarsi, nella riunione preliminare, affermo candidamente di avere come primo obiettivo il benessere del cavallo, e che la gara è in secondo piano nelle mie priorità, affermazione che non mancherà di crearmi seri problemi lungo tutto il periodo del corso. Sul fatto che la mia cavalla fosse sferrata, a domanda precisa circa il perché, rispondo di praticare il barefoot, pratica del tutto sconosciuta al nostro tecnico, che anzi afferma che si vedono in giro "troppe cose strane", e che il suo compito è creare uniformità nella visione dei cavalieri: dunque sarebbe auspicabile che tutti i cavalli fossero ferrati, ma (incredibile ma vero) sarà obbligatorio durante il corso che tutti montino il proprio cavallo con martingala (con forchetta) e speroni!

Dunque inizia il lavoro.
- Riprese solo al trotto e galoppo, senza mai prendere fiato, cavalli continuamente sotto pressione con sgambate e speronate al fine di ottenere quello che il docente pretendeva, e cioè che i cavalli fossero nell'atteggiamento giusto (traduzione: incappucciati), con mani basse e fisse, naturalmente. A tutto ciò alcuni cavalli rispondevano fermandosi e difendendosi, ma per i più riottosi è stata applicata anche una martingala fissa. A una domanda precisa sul fatto se i cavalli possano saltare con una martingala fissa la risposta è stata: "Certo, fino a un metro e cinquanta!"... .
- Il lavoro su due piste inizia con l'appoggiata, che notoriamente è l'ultima cosa da fare quando si chiede al cavallo un movimento laterale.
- Galoppo rovescio (con la flessione all'esterno). Un cavaliere, durante questo esercizio, chiedendo cosa fare con il proprio cavallo che era diventato terribilmente pesante in mano, ottiene come risposta che occorre passare a un'imboccatura più forte. E' passato, dunque, dal filetto alla briglia (morso e filetto) con buona pace del cavallo che avrà senz'altro gradito (quando bastava utilizzare qualche mezza fermata classica, oggetto evidentemente sconosciuto a loro).
- Cambi di galoppo. Come si fa a insegnare al cavallo il cambio? Risposta del docente: non si insegna, i cavalli cambiano naturalmente, quindi basta cambiare flessione, cambiare mano, e il gioco è fatto (quando sappiamo che per eseguire un cambio corretto occorre una preparazione molto precisa... ma questo il tecnico lo ignora). E se il cavallo cambia in ritardo con i posteriori o cambia solo con gli anteriori, nessun problema, si usino gambe più forti. Di fronte a ciò la maggior parte dei cavalli cambiava galoppo in ritardo con i posteriori oppure non cambiavano affatto, scappando, contro la mano, fuori dal controllo.
- Passi indietro. E' successo che qualche cavallo rifiutasse i passi indietro: calci ai nodelli per risolvere la questione.

E' anche successo che il docente montasse la cavalla di un'allieva del corso per "metterla in ordine". Per cui, martingala fissa, speroni con rotella, mani basse. E’ stata una lotta durata più di mezzora. Risultato : cavalla madida di sudore, spellata al costato da entrambe le parti, al punto che il giorno dopo aveva gonfiori ai fianchi.
Il docente si è giustificato dicendo che doveva fare il lavoro di due mesi in 20 minuti.
Il giorno stesso della verifica, che si trattava di un percorso di salto di 1,10 mt., a questa cavalla è stato applicato, oltre alla martingala fissa, il pelham. La cavalla ha svolto il suo percorso, ma praticamente non avanzava più, ogni salto era un'avventura, ho seriamente temuto per la sua incolumità...
Fra l'altro, finito il corso, la cavalla zoppicava ad un posteriore e alla visita dell’osteopata, qualche giorno dopo, è stata riscontrata una vertebra spostata.

A proposito di fianchi spellati e insanguinati: a un allievo del corso, con il cavallo in queste condizioni, per renderlo presentabile per l'esame finale, è stato consigliato di verniciare con colore bianco(essendo il cavallo grigio) le zone interessate...

Alla fine sono stata bocciata. Dunque per il passaggio di livello dovrò ripetere il corso, corso che fra l'altro ha avuto il suo bel costo. Tutto ciò, nonostante che la mia cavalla eseguisse i cambi di galoppo ogni tre tempi, finisse il percorso di salto di 1,10 mt. senza sbavature (complimentata pure dai colleghi) e avessi dovuto indossare degli speroni che di mia iniziativa non avrei mai indossato, che sono stati per me più un fastidio che un vantaggio.
Le motivazioni della bocciatura risiedono nel fatto che, a parere del docente, io gli apparissi una "ippotrasportata", che il merito fosse solo della mia cavalla (cavalla peraltro che ho addestrato io!), e che (tenetevi forte) la mia "non è un'equitazione classica perché non tengo con le mani un contatto forte e perché non ho le gambe serrate"!
E' molto più verosimile che la bocciatura sia stata inflitta a me, come ad altri quattro (su tredici partecipanti), perché non svolgiamo attivamente concorsi ippici. Sembra strano, ma evidentemente per la Fise, se non sei un agonista, ha poco senso che monti a cavallo o insegni equitazione.

Fra l'altro, uno dei topic che si notano sul programma del corso, come da circolare Fise, è l'"etica professionale". Ma se un docente, come in questo caso, di fronte a un esercizio sbagliato ti urla: "Se fossi stata una mia allieva ti butterei fuori dal campo a calci in culo!" oppure fa degli apprezzamenti nei confronti del cavallo di un partecipante, di razza maremmana, dicendo che "sono cavalli da macello", sottolineando pure il fatto che "non bisogna perdere tempo con cavalli non dotati o difficili", mi chiedo io a quale tipo di etica la Fise fa riferimento".


Un racconto amaro, ma che la dice lunga di come l'ambiente equestre stia precipitando verso il basso.
Parafrasando il titolo di un noto libro di Philippe Karl, questa è la deriva, non del dressage moderno, ma dell'equitazione moderna, se è vero che queste cose succedono in un contesto, come in un corso per Istruttori, dove dovrebbero passare, oltre che nozioni tecniche di un certo rilievo, anche messaggi inerenti ai valori dello sport e al rispetto dell'animale cavallo. Invece niente di tutto questo.
Non c'è da meravigliarsi, dunque, se i maneggi, i circoli ippici, i centri equestri (pur con le dovute eccezioni che però, ahimè, confermano la regola), offrono sempre meno ai loro utenti, sia in termini di formazione tecnica, che in termini di attenzione per il benessere del cavallo e per la sua integrità fisica e mentale.
Niente di strano se poi accadono episodi come quello raccontato qualche tempo fa dalla brillante penna di Umberto Martuscelli (vedi "Il segno dei tempi", su questo blog) che vorrei ancora una volta citare: un cavallo, durante un concorso ippico, finisce dentro un ostacolo, cade e si frattura l'osso del collo.
"(...) vedere un cavallo a terra morto perché un salto o un insieme di salti non sono stati affrontati nel modo giusto (giusto per il cavallo e giusto anche per il cavaliere, s’intende: che la scena sopra descritta per un nulla non è terminata con una doppia tragedia… ) è un atto di accusa che si ritorce contro di noi con una violenza perfino superiore a quella che ha spaccato il collo di quel povero animale.
Contro di noi e contro la nostra fretta, contro la nostra smania di accelerare tutto, di far fare cose a chi non è in grado di farle, contro la follia di un sistema che vuole alterare qualunque naturale equilibrio in nome del dio denaro e contro tutti quelli che questo sistema fanno vivere senza scrupoli o forse solo senza coscienza, senza competenza, senza intelligenza, istruttori che non sanno insegnare, genitori che non sanno educare, dirigenti che non sanno dirigere, ragazzi che non sanno pensare, contro tutto questo si è scagliata la violenza della morte di quel povero cavallo (...) "

Senza coscienza, senza competenza, senza intelligenza.
Così è l'equitazione, oggi.




venerdì 25 ottobre 2013

Intervista al blog: "Il mondo oltre l'ostacolo" di Francesca Bonvini

Di seguito il link per accedere alle pagine relative al blog di Francesca Bonvini:
http://ilmondooltrelostacolo.blogspot.it/ alla quale ho volentieri concesso un'intervista (in due parti):

http://ilmondooltrelostacolo.blogspot.it/2013/09/intervista-massimo-basili-istruttore.html

http://ilmondooltrelostacolo.blogspot.it/2013/09/intervista-massimo-basili-istruttore_28.html

Buona lettura.

lunedì 19 agosto 2013

Video: estratti di un week end di lavoro - Roberto e Crazy

Questo video riassume due sedute di lavoro realizzate con Roberto e la sua cavalla Crazy (10 anni, origine sconosciuta, una certa percentuale di PSI), nel mese di luglio, sulle colline vicino a Monteflavio(RM). La cavalla, con problematiche pregresse di lavoro, risultava, attraverso un lavoro di flessioni laterali ed estensione dell'incollatura da terra, ripetute poi dalla sella al passo e al trotto, sempre più disponibile e recettiva agli aiuti. Solo in un certo momento del lavoro essa presentava una resistenza alla flessione a destra e all'avanzamento; il lavoro che ho eseguito in sella, quello che si vede da 3:03 a 3:48, è stato finalizzato a portare la cavalla, tramite redine interna d'appoggio e redine esterna d'apertura (e senza aiuto delle gambe) a sovraccaricare la spalla esterna (sinistra): in questo modo la cavalla tornava a essere disponibile a flettere lateralmente a destra.

Video: Convegno EdL - Tanca Regia, Abbasanta (OR) - 19 luglio 2013

Questo è il video, in quattro parti, di una mia relazione al Convegno sulla Scuola della Leggerezza che si è tenuto presso l'Incremento Ippico della Sardegna, a Tanca Regia, splendida struttura nel cuore dell'isola sarda, il 19 luglio scorso:




lunedì 29 luglio 2013

venerdì 26 luglio 2013

Video: i cambi di galoppo


Questo video, realizzato in occasione dell'open Day del Gruppo Italiano Ecole de Légèreté, svoltosi a Pioltello (MI), al Centro "L'Elefantino", il 9 giugno 2013, mostra la progressione nella preparazione ai cambi di galoppo in aria. Nel video (realizzato da una spettatrice, Antonella Gaddi, che ringrazio) si possono vedere riassunte le tappe di questa preparazione, partendo dalle premesse, dai requisiti, fino ad arrivare all'esecuzione dei cambi sul circolo e sulla linea dritta. La spiegazione è affidata alla collega Roberta Camoni:




lunedì 10 giugno 2013

Scuola della Leggerezza: note sulla metodologia, la filosofia, l'etica

Qui di seguito alcune considerazioni riguardo agli obiettivi, ai procedimenti, ai mezzi e ai risultati che caratterizzano il lavoro della Scuola della Leggerezza, con particolare attenzione agli aspetti metodologici, filosofici ed etici.

Partirei con l’affrontare una questione che riguarda la necessità, se non l’opportunità, di utilizzare, nel montare un cavallo, un’imboccatura. Considerata spesso estranea a un’equitazione che si vuole definire rispettosa della natura del cavallo, l’imboccatura non costituisce un problema, anzi, è uno strumento fondamentale nel perseguimento di una comunicazione fine ed efficace. L’azione delle mani verso l’alto, il fatto di non usare simultaneamente le gambe e le mani, l’uso di redini di apertura e di appoggio (azioni laterali) per condurre il cavallo, tutto ciò fa in modo che quel pezzo di ferro che il cavallo ha in bocca (stiamo parlando del filetto) non solo non lo disturbi, ma addirittura costituisca una possibilità in più per comunicare e per dialogare con lui.
La comunicazione, dunque, con l’imboccatura migliora, si fa più precisa. Certo, occorre imparare ad usare le mani, ma questo ovviamente è un dovere di chi monta a cavallo. Non scegliendo il cavallo di essere montato, noi dobbiamo fare il possibile affinché questo avvenga rispettando al massimo la sua integrità fisica e psichica. E per arrivare a questo occorre una chiara consapevolezza di come dobbiamo utilizzare i nostri aiuti. Le mani sono l’aiuto più importante, il più difficile da utilizzare e quello che provoca i danni maggiori, quando non se ne conoscono le peculiarità o se ne sottovaluta l’importanza, come accade nell'equitazione di oggi.

Rimanendo in tema di dialogo fra cavallo e cavaliere, il cavallo ha il diritto di reagire a una richiesta della mano del cavaliere e, in generale, a una richiesta di qualsiasi aiuto (aiuti: mani, gambe e assetto), in un modo diverso da quello che noi auspichiamo, cioè ha diritto di sbagliare o di rifiutarsi di rispondere. Questo non significa che, in caso di rifiuto ad una nostra richiesta, o in caso di risposta sbagliata, noi dobbiamo agire più forte con mani e gambe, o usare mezzi coercitivi, o magari …  lasciar perdere, ma dobbiamo invece fare la correzione per orientare il cavallo a dare il comportamento voluto. Più in generale, si porta il cavallo a scegliere egli stesso, per esempio, la posizione dell’incollatura che desideriamo piuttosto che l’andatura che desideriamo. E’ lui che opera la scelta, noi ci limitiamo a provocarla, e a orientarla nel senso giusto. Sul come ottenere questo, rimando allo studio dei principi classici e dei procedimenti equestri che hanno caratterizzato la storia dell’equitazione. Ad esempio il motto “Domandare spesso, accontentarsi di poco, ricompensare molto” di Faverot de Kerbrech , allievo di Baucher, è un filo conduttore indispensabile nell'addestramento del cavallo.

La Scuola della Leggerezza agisce tenendo conto della psicologia del cavallo, materia quanto mai oscura in equitazione tradizionale, dove il ritornello è :”Il cavallo deve questo, il cavallo deve quello”. In realtà il cavallo non deve niente, siamo noi che dobbiamo considerare la sua difficoltà o il suo rifiuto a fare qualcosa, valutarlo (per esempio, si potrebbe trattare di un compito troppo difficile, oppure di una comunicazione poco chiara, oppure di una preparazione non sufficiente, ecc.), agire per il caso, rendendo appunto il compito più semplice, o creando dei presupposti, o migliorando semplicemente un uso maldestro degli aiuti.

La Scuola della Leggerezza agisce tenendo conto anche dell’aspetto fisico del cavallo. Non è affatto naturale, per il cavallo, essere montato, avere qualcuno sopra la sua schiena. In virtù di questo, tutti i procedimenti sono rivolti a creare le condizioni affinché esso ci porti senza fatica, senza stress, mantenendo alte le motivazioni e la voglia di fare, anzi addirittura facendo in modo che la sua condizione fisica migliori, le sue andature diventino più belle e in generale il cavallo aumenti il suo benessere.
Così come il nostro benessere passa anche attraverso una più o meno regolare attività fisica, così quello del cavallo migliora attraverso un lavoro regolare. Nel lavoro del cavallo, però, è importante che alcune condizioni siano soddisfatte, in particolare siano ben presenti ingredienti come l’ equilibrio, la decontrazione e l’ impulso. L’insieme di queste componenti caratterizza infatti la vera Leggerezza.
Equilibrio, perché il cavallo nasce e vive sulle spalle, e il peso del cavaliere aumenta questo rapporto svantaggioso a carico del treno anteriore. Montando il cavallo, abbiamo il dovere di ristabilire un equilibrio verso le anche, o almeno gestire questo sovraccarico sulle spalle affinché non si determinino danni alla sue articolazioni, alla sua muscolatura e in particolare alla sua schiena.
Decontrazione, perché solo attraverso uno stato generale di decontrazione muscolare (che deriva da quella psichica), noi possiamo facilitare il compito al cavallo di comprendere ed eseguire le nostre richieste senza alcuna difficoltà. La bocca del cavallo è il luogo eletto a fonte di tutte le resistenze che esso rivolge al cavaliere, ed è tramite una “decontrazione della mascella” che noi possiamo, mobilizzando appunto la bocca, neutralizzare senza conflitti e senza stress, queste resistenze. L’accordo, la collaborazione, parte da qui.
Impulso, perché un cavallo sempre pronto a portarsi in avanti, quando lo montiamo, è un cavallo che veramente usa tutte le sue risorse atletiche e muscolari, condizione necessaria per il miglioramento della sue capacità fisiche e attitudinali.

Soffermandoci sull'impulso, occorre notare che, fra gli aiuti propulsivi, oltre alle gambe e alla voce, spicca la frusta, strumento demonizzato dai più, ma il più delle volte in realtà mal utilizzato. A questo proposito, occorre precisare che l’uso del condizionamento operante, in equitazione, è insostituibile. Se è vero che un uso approssimativo, maldestro o ancor peggio violento, del condizionamento operante, ottiene effetti disastrosi, un uso intelligente di questo porta il cavallo invece a recepire le richieste del cavaliere senza forzature, senza conflitti, potendo arrivare presto e facilmente a utilizzare quasi esclusivamente il condizionamento classico, cioè la risposta del cavallo a uno stimolo che da secondario diventa primario.
Facendo un esempio, si consideri la sequenza: azione della gamba leggera - azione della frusta, con tocchi delicati (non colpi) - eventualmente azione della frusta con tocchi più intensi e veloci (solo se la risposta in avanti non è immediata). Se uso correttamente questa sequenza presto il cavallo non risponderà più alla frusta ma immediatamente alla gamba del cavaliere. Non è un lavoro semplice, occorre precisione, manualità, agire con la frusta nel punto giusto, con l’intensità giusta (iniziando davvero piano) e con il tempismo giusto. Procedimenti che si imparano, così come si impara e si affina l’utilizzo della mano, per flettere, rilevare o allungare l’incollatura.
Nella mia esperienza con cavalli giovani o con cavalli difficili, non ho mai trovato alcun cavallo che in seguito a una lezione alla gamba (la sequenza di cui sopra) anche molto severa, manifestasse inquietudine, stress o addirittura aumentasse le sue riottosità. Nella lezione alla gamba non si sfrutta la paura del cavallo alla frusta, bensì la sua capacità di saper scegliere la situazione più vantaggiosa e giusta per lui. Nel caso specifico, andare immediatamente in avanti alla richiesta delle gambe. E’ il cavallo, alla fine, che sceglie, e questo ci garantisce la solidità di un comportamento, ci garantisce quindi affidabilità, elemento indispensabile in equitazione.

La Scuola della Leggerezza chiede a chi intende praticarla, studio e applicazione, affinché il cavallo possa trovarsi a suo agio e non dover cercare continuamente di adattarsi a richieste per lui confuse, magari contraddittorie, spesso violente. Nell'ottica di mantenere il cavallo in una situazione di collaborazione, di rispetto reciproco, di esperienze condivise con noi, occorre impegnarsi in un’equitazione che tenga conto della natura del cavallo e persegua, senza condizioni, la sua integrità psicofisica. La Scuola della Leggerezza centra pienamente questi obiettivi.

“La natura è la prima dei maestri. Il suo libro è il più giusto, il più sapiente dei libri, il più utile da consultare. Dagli effetti che registrano le sue pagine, ci conduce alle cause che li generano” (Gen. Alexis L’Hotte).


domenica 19 maggio 2013

Video: intervista a Class Horse TV del 10 maggio 2013

Intervista in diretta televisiva per Class Horse Tv, nella sede di Milano, il 10 maggio 2013:
















martedì 7 maggio 2013

Video: intervista telefonica a Class Horse Tv del 3 maggio 2013


Ecco l'intervista in diretta telefonica realizzata da Class Horse TV il 3 maggio 2013, che riguarda un Open Day organizzato dal Gruppo Italiano Ecole de Légèreté, che si terrà il 9 giugno 2013 al centro ippico L'Elefantino, a Pioltello (MI):




Una precisazione: contrariamente a quanto detto nell'intervista, Senofonte risale a circa quattrocento anni Avanti Cristo, non a quattromila, ovviamente...

mercoledì 1 maggio 2013

"Il ritmo" (articolo di Philippe Karl)

Questo è un articolo di Philippe Karl apparso sulla rivista tedesca "Dressur-Studien" nel settembre 2011. La traduzione è di Massimo Durando, che ringrazio.
E' possibile vedere l'articolo in lingua originale al seguente linkhttp://www.philippe-karl.com/modules/news/article.php?storyid=27&location_id=354&topicid=3





Il ritmo è uno dei criteri che conferisco all'equitazione, come alla danza, valore estetico e ginnico. Su questo tema, le discussioni equestri si dimostrano più prolisse che utili a fare chiarezza. Qui cercheremo di essere concreti, studiando il RITMO all'andatura fondamentale del TROTTO.


COS'È IL RITMO?

Il ritmo è un fenomeno fisico relativo alla frequenza di un movimento. I movimenti oscillatori mantenuti nel tempo ne sono un'espressione, come per esempio il metronomo, o il bilanciere di un orologio a pendolo.

Al TROTTO (andatura saltata), la frequenza delle battute dipende da due fattori: la lunghezza della falcata ed il suo rimbalzo (tempo di sospensione).

A questo proposito, l'andatura si può rappresentare con un grafico (figura 1).

Figura 1: Oscillazioni del centro di gravità ad un trotto di base (cavallo che copre)


VARIAZIONI DEL RITMO

In assoluto, e per rapporto al trotto base di riferimento, il ritmo dell'andatura può variare come segue (Figura 2): 

Figura 2: In rapporto al trotto di base,
variazioni del ritmo nelle differenti forme di trotto


TROTTO DI BASE
Velocità (V) Energia (E)
Falcate (F) Ritmo (R) 

1)
TROTTO PRECIPITATO
V↑ E↑
F≈ R↑ 

TROTTO AFFRETTATO
V? E↑
F↓↓ R↑↑ 

2)
TROTTO LENTO (Jog)
V↓ E↓
F↓↓ R↓ 

3)
TROTTO ALLUNGATO
V↑ E↑
F↑ R↓ 

4)
TROTTO RIUNITO
V↓ E↑
F↓ R↓ 

PASSAGE
V↓↓ E↑↑
F↓↓ R↓↓ 

Conclusioni:
I casi 1 e 2 sono da evitare, perché:
  • Il trotto precipitato o affrettato genera contrazione e spreco di energie
  • Il trotto lento non è che un'espressione della pigrizia
Il casi 3 e 4 sono invece da coltivare, perché sono delle stilizzazioni energiche dell'andatura di base.
Quindi, partendo dal suo trotto di base, un cavallo potrebbe utilmente rallentare il suo ritmo: sia allungando le falcate, sia aumentando il rimbalzo.


FATTORI INFLUENTI SUL RITMO

LA TAGLIA (Figure 3a e 3b)
A parità di ampiezza del gioco delle spalle (o delle anche), più la taglia del cavallo aumenta e più la frequenza delle battute diminuisce. Di fatto, difficilmente si vedono cavalli di piccole dimensioni in competizioni di dressage.
Questo pone un problema di taglia (sic). Se si considera il ritmo come criterio assoluto, il cavallo piccolo (anche perfettamente messo) non avrà nessuna chance contro il grande (anche qualora il suo addestramento sia discutibile). Questo è giusto?

Figura 3a: Prendiamo un pendolo semplice con una massa (M) sospeso ad un filo di due lunghezze (L) differenti. Per dei piccoli angoli di oscillazione (α), la frequenza di oscillazione (e dunque il ritmo, R) dipende esclusivamente dalla lunghezza del pendolo, in modo inversamente proporzionale (alla radice quadrata della lunghezza del pendolo).
Dunque, più la lunghezza del pendolo è grande, più la frequenza d'oscillazione, sarebbe a dire il ritmo, è lenta.






Figura 3b: La stessa analisi del pendolo la si può applicare al cavallo: il suo ritmo è inversamente proporzionale alla (radice quadrata della) lunghezza delle sue gambe (L) e per questo alla lunghezza delle sue falcate (F).
A parità di ampiezza del gioco delle spalle (α), un piccolo cavallo dalle gambe corte avrà un ritmo più rapido e delle falcate più corte di un gran cavallo con lunghe gambe.




L'ATTITUDINE
Con la competizione e attraverso una selezione rigorosa, l'allevamento ha prodotto dei cavalli che hanno naturalmente un ritmo molto lento, in ragione di un trotto allungato e rimbalzante.
"L'allevamento deve produrre dei soggetti che presentino dalla nascita tutte le caratteristiche del cavallo addestrato" (Gustav RAU).
Si capisce il perché queste attitudini si paghino a peso d'oro.

L'ADDESTRAMENTO
Sfruttare un soggetto già dotato di andature spettacolari è qualcosa che può funzionare anche adottando espedienti scorretti. Stilizzare il trotto di cavalli dalle andature modeste, per non dire mediocri, è tutt'altra faccenda, che esige un'autentica scienza dell'addestramento.


COME STILIZZARE IL TROTTO DI CAVALLI MODESTI?

Per rallentare la frequenza delle falcate, due possibilità:
  • L'estensione del trotto: purtroppo, per la maggior parte dei cavalli modesti, non essendone capaci precipitano l'andatura.
  • Far rimbalzare il trotto (aumentare il tempo di sospensione n.d.t.): l'andatura si cadenza se le falcate guadagnano in elevazione quello che perdono in estensione. È la definizione più semplice della RIUNIONE: "l'attività nella lentezza". È dunque la sola via possibile.

ANALISI DEL FENOMENO "RIMBALZO"
Per accrescere il rimbalzo del trotto, il corpo del cavallo deve aumentare l'ampiezza dei suoi movimenti sul piano verticale. Il fenomeno è comparabile al funzionamento di una balestra montata su due molle, una sorta di "trampolino per cavalieri" (Figura 4).
Figura 4: Il "trampolino per cavalieri"

Dunque, più il trotto si riunisce, più la linea superiore (schiena, reni) si arcua nella fase ascendente (sostegno), e più si affossa nella fase discendente (appoggio).
Per sconcertante che possa sembrare, l'uno non può esserci senza l'altro.
In queste condizioni, si capisce facilmente come le basi diagonali in appoggio non possono in nessuna maniera accorciarsi.

NB. (Figura 5) Il concetto ufficiale che vuole che il cavallo riunisca il suo trotto arcuando la sua linea superiore, grazie all'avanzamento dei posteriori sotto la massa (base diagonale raccorciata dal dietro), rispecchia bene l'ossessione di una dottrina. È un dogma che serve a giustificare la prevalenza dell'uso delle gambe e l'impiego simultaneo degli aiuti propulsivi e contenitivi. La demi-parade ne è l'espressione più significativa. Problema: le leggi elementari della locomozione smentiscono categoricamente questo concetto.


Figura 5: Trotto riunito
Rosso: disegno ufficiale (FN, libro 1, p. 149) "Nella riunione c'è flessione delle anche. I posteriori avanzano ulteriormente sotto il corpo"
Verde: la realtà della locomozione










C'È RIUNIONE E RIUNIONE

È un fatto dimostrato di locomozione: la riunione del trotto aumenta (trotto di base → trotto riunito → trotto di scuola → passage) senza che MAI le basi diagonali si accorcino. Anzi, al passage brillante, sovente i posteriori si allontanano.
NB: La schiena del cavallo sale e scende con un'ampiezza massima, il passage esige dal cavaliere un assetto più che confermato.

Tuttavia, al PIAFFER, il cavallo rimane sul posto, quindi:
  • può (e deve) rimanere su basi raccorciate dai posteriori.
  • i posteriori restano sotto la massa e le anche flesse, la linea superiore rimane in allungamento.
  • schiena e reni restano convessi, l'insieme sale e scende molto poco. Il tempo di sospensione è minimo.
  • le oscillazioni del tronco sul piano orizzontale sono minime.
NB: È per questo che, nelle accademie di un tempo, i debuttanti cominciavano la loro messa in sella su un cavallo al piaffer tra i pilieri

Conclusioni:
La riunione nel trotto e nel passage non è una forma attenuata del piaffer: è un'altra cosa.
Ci sono due forme di riunione: quella che raccorcia le basi diagonali e mette il cavallo sulle anche (piaffer), e quella che mantiene le basi naturali (trotto riunito e passage).


COME FAR RIMBALZARE IL TROTTO?

Per riunirlo, il trotto rallenta il suo ritmo in ragione di una linea superiore che aumenta l'ampiezza dei suoi movimenti tanto verso l'alto quanto verso il basso.. con energia e decontrazione.
L'ingaggio dei posteriori non ha nulla a che vedere con il fenomeno, è la capacità di muovere verso l'alto le spalle che sarà determinante (ben inteso, associata ad un rilevamento dell'incollatura).

È il motivo per cui i cavalli dotati di una grande libertà di spalle e di un rimbalzo naturale, arrivano a fare il passage per un semplice gioco di transizioni ravvicinate (estensione del trotto ←→ trotto raccorciato).
Allora per migliorare il ritmo del loro trotto, i cavalli modesti dovranno passare per lo studio del passage (che stabilisce il rimbalzo), lui stesso ottenuto per la combinazione del trotto e del passo detto "spagnolo" (il solo esercizio che possa insegnare il movimento alternato verso l'alto delle spalle). Risultati garantiti! Ma che ha il solo inconveniente di attirare il disprezzo di quelli che si definiscono puristi.


ALLA FINE

Uno studio serio delle leggi della locomozione è illuminante. Permette di ricondurre bene dei dogmi equestri al loro giusto valore e rimette ugualmente al loro posto affermazioni perentorie che pretendono:
  • sia sufficiente utilizzare delle andature naturali brillanti per fare dell'equitazione classica
  • il ricorso al "passo spagnolo" (che regala dei risultati insperati su delle andature mediocri) quale espediente "da circo".

È un fatto. C'è il ritmo che si può comprare e il ritmo che bisogna meritare. Ma è vero che
"Si crede più facilmente a quello che non si comprende" (Tacito).

Philippe Karl, Agosto 2011

mercoledì 27 marzo 2013

Articolo "Cavalli&Cavalieri" 2/10

Riporto, a beneficio dei lettori, l'articolo apparso sul numero di Febbraio 2010, "Mani sapienti".


Per vedere l'articolo clicca qui:
https://docs.google.com/file/d/0B1DfpVFYCUC0RVd0RFZGUmJjNFE/edit

domenica 17 marzo 2013

Video: A testa alta senza paura

A TESTA ALTA SENZA PAURA
"Possiamo vedere quotidianamente, nei maneggi e nei centri di addestramento di tutto il mondo, come i cavalieri cerchino di far abbassare la testa del cavallo per portarla nella posizione che, secondo la loro percezione soggettiva, sarebbe quella "giusta".
Interrogandoli, spesso si scopre che molti cavalieri, sia dilettanti sia professionisti, non sanno né cosa fanno né perché lo stanno facendo. Un bel giorno hanno imparato che la testa deve venire abbassata. Questo ed altri assunti su ciò che sarebbe "giusto" in equitazione sono ampiamente diffusi. (...)" (Gerd Heuschmann "Il dito nella piaga" ed. Equitare).
La testa alta, in equitazione, spesso, non solo non è un problema, ma è una soluzione. Attraverso l'ausilio di filmati e fotografie, verrà preso in esame il ruolo che ha il bilanciere-incollatura, dal punto di vista tecnico, biomeccanico e anatomico, e come essa influisce in maniera determinante nella gestione dell'equilibrio del cavallo.













Nel terzo video, al minuto 13, affermo che nell'estensione dell'incollatura il cavallo alzerebbe il garrese. E' un errore, di cui chiedo scusa.
Effettivamente nell'estensione dell'incollatura, come da fotografia riportata sullo schermo (fotografia tratta da "Principi di chinesiterapia del cavallo", J-M. Denoix, J.-P. Pailloux, 1999, Ludo Edizioni), c'è una tensione dei legamenti nucale e sopraspinoso, che provoca una flessione verso l'alto della colonna vertebrale a livello toracico. Ma questo provoca un sollevamento, sia pur minimo, del dorso, non del garrese, oltre che un allungamento della muscolatura dorsale. A livello del garrese, quello che accade è uno spostamento in avanti dei processi spinosi, che quindi si allontanano l'uno dall'altro, ma il garrese rimane al suo posto, anzi si abbassa, abbassandosi l'incollatura.
Questo mi è stato confermato anche da Philippe Karl, nel corso di una lezione teorica alla quale ho avuto la fortuna di assistere recentissimamente, che si è tenuta durante uno dei suoi stage in Svizzera. 
Il garrese si alza invece quando il cavallo rileva l'incollatura, anche se non succede in tutti i cavalli: solo in quelli con determinate caratteristiche, e in quelli ben preparati sotto il profilo atletico e muscolare. Ma questo è spiegato nel secondo video, dal minuto 26 in poi.

giovedì 21 febbraio 2013

martedì 22 gennaio 2013

Articolo "Cavalli&Cavalieri" 12/09

A beneficio dei lettori riporto l'articolo: "Non si può fare finta di niente", scritto in collaborazione con la rivista "Cavalli&Cavalieri", tratto dal numero di dicembre 2009:




Per vedere l'articolo, clicca qui:
https://docs.google.com/file/d/0B8kvRtcolmhRZ2xZWDA5czdvUHM/edit
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