lunedì 10 giugno 2013

Scuola della Leggerezza: note sulla metodologia, la filosofia, l'etica

Qui di seguito alcune considerazioni riguardo agli obiettivi, ai procedimenti, ai mezzi e ai risultati che caratterizzano il lavoro della Scuola della Leggerezza, con particolare attenzione agli aspetti metodologici, filosofici ed etici.

Partirei con l’affrontare una questione che riguarda la necessità, se non l’opportunità, di utilizzare, nel montare un cavallo, un’imboccatura. Considerata spesso estranea a un’equitazione che si vuole definire rispettosa della natura del cavallo, l’imboccatura non costituisce un problema, anzi, è uno strumento fondamentale nel perseguimento di una comunicazione fine ed efficace. L’azione delle mani verso l’alto, il fatto di non usare simultaneamente le gambe e le mani, l’uso di redini di apertura e di appoggio (azioni laterali) per condurre il cavallo, tutto ciò fa in modo che quel pezzo di ferro che il cavallo ha in bocca (stiamo parlando del filetto) non solo non lo disturbi, ma addirittura costituisca una possibilità in più per comunicare e per dialogare con lui.
La comunicazione, dunque, con l’imboccatura migliora, si fa più precisa. Certo, occorre imparare ad usare le mani, ma questo ovviamente è un dovere di chi monta a cavallo. Non scegliendo il cavallo di essere montato, noi dobbiamo fare il possibile affinché questo avvenga rispettando al massimo la sua integrità fisica e psichica. E per arrivare a questo occorre una chiara consapevolezza di come dobbiamo utilizzare i nostri aiuti. Le mani sono l’aiuto più importante, il più difficile da utilizzare e quello che provoca i danni maggiori, quando non se ne conoscono le peculiarità o se ne sottovaluta l’importanza, come accade nell'equitazione di oggi.

Rimanendo in tema di dialogo fra cavallo e cavaliere, il cavallo ha il diritto di reagire a una richiesta della mano del cavaliere e, in generale, a una richiesta di qualsiasi aiuto (aiuti: mani, gambe e assetto), in un modo diverso da quello che noi auspichiamo, cioè ha diritto di sbagliare o di rifiutarsi di rispondere. Questo non significa che, in caso di rifiuto ad una nostra richiesta, o in caso di risposta sbagliata, noi dobbiamo agire più forte con mani e gambe, o usare mezzi coercitivi, o magari …  lasciar perdere, ma dobbiamo invece fare la correzione per orientare il cavallo a dare il comportamento voluto. Più in generale, si porta il cavallo a scegliere egli stesso, per esempio, la posizione dell’incollatura che desideriamo piuttosto che l’andatura che desideriamo. E’ lui che opera la scelta, noi ci limitiamo a provocarla, e a orientarla nel senso giusto. Sul come ottenere questo, rimando allo studio dei principi classici e dei procedimenti equestri che hanno caratterizzato la storia dell’equitazione. Ad esempio il motto “Domandare spesso, accontentarsi di poco, ricompensare molto” di Faverot de Kerbrech , allievo di Baucher, è un filo conduttore indispensabile nell'addestramento del cavallo.

La Scuola della Leggerezza agisce tenendo conto della psicologia del cavallo, materia quanto mai oscura in equitazione tradizionale, dove il ritornello è :”Il cavallo deve questo, il cavallo deve quello”. In realtà il cavallo non deve niente, siamo noi che dobbiamo considerare la sua difficoltà o il suo rifiuto a fare qualcosa, valutarlo (per esempio, si potrebbe trattare di un compito troppo difficile, oppure di una comunicazione poco chiara, oppure di una preparazione non sufficiente, ecc.), agire per il caso, rendendo appunto il compito più semplice, o creando dei presupposti, o migliorando semplicemente un uso maldestro degli aiuti.

La Scuola della Leggerezza agisce tenendo conto anche dell’aspetto fisico del cavallo. Non è affatto naturale, per il cavallo, essere montato, avere qualcuno sopra la sua schiena. In virtù di questo, tutti i procedimenti sono rivolti a creare le condizioni affinché esso ci porti senza fatica, senza stress, mantenendo alte le motivazioni e la voglia di fare, anzi addirittura facendo in modo che la sua condizione fisica migliori, le sue andature diventino più belle e in generale il cavallo aumenti il suo benessere.
Così come il nostro benessere passa anche attraverso una più o meno regolare attività fisica, così quello del cavallo migliora attraverso un lavoro regolare. Nel lavoro del cavallo, però, è importante che alcune condizioni siano soddisfatte, in particolare siano ben presenti ingredienti come l’ equilibrio, la decontrazione e l’ impulso. L’insieme di queste componenti caratterizza infatti la vera Leggerezza.
Equilibrio, perché il cavallo nasce e vive sulle spalle, e il peso del cavaliere aumenta questo rapporto svantaggioso a carico del treno anteriore. Montando il cavallo, abbiamo il dovere di ristabilire un equilibrio verso le anche, o almeno gestire questo sovraccarico sulle spalle affinché non si determinino danni alla sue articolazioni, alla sua muscolatura e in particolare alla sua schiena.
Decontrazione, perché solo attraverso uno stato generale di decontrazione muscolare (che deriva da quella psichica), noi possiamo facilitare il compito al cavallo di comprendere ed eseguire le nostre richieste senza alcuna difficoltà. La bocca del cavallo è il luogo eletto a fonte di tutte le resistenze che esso rivolge al cavaliere, ed è tramite una “decontrazione della mascella” che noi possiamo, mobilizzando appunto la bocca, neutralizzare senza conflitti e senza stress, queste resistenze. L’accordo, la collaborazione, parte da qui.
Impulso, perché un cavallo sempre pronto a portarsi in avanti, quando lo montiamo, è un cavallo che veramente usa tutte le sue risorse atletiche e muscolari, condizione necessaria per il miglioramento della sue capacità fisiche e attitudinali.

Soffermandoci sull'impulso, occorre notare che, fra gli aiuti propulsivi, oltre alle gambe e alla voce, spicca la frusta, strumento demonizzato dai più, ma il più delle volte in realtà mal utilizzato. A questo proposito, occorre precisare che l’uso del condizionamento operante, in equitazione, è insostituibile. Se è vero che un uso approssimativo, maldestro o ancor peggio violento, del condizionamento operante, ottiene effetti disastrosi, un uso intelligente di questo porta il cavallo invece a recepire le richieste del cavaliere senza forzature, senza conflitti, potendo arrivare presto e facilmente a utilizzare quasi esclusivamente il condizionamento classico, cioè la risposta del cavallo a uno stimolo che da secondario diventa primario.
Facendo un esempio, si consideri la sequenza: azione della gamba leggera - azione della frusta, con tocchi delicati (non colpi) - eventualmente azione della frusta con tocchi più intensi e veloci (solo se la risposta in avanti non è immediata). Se uso correttamente questa sequenza presto il cavallo non risponderà più alla frusta ma immediatamente alla gamba del cavaliere. Non è un lavoro semplice, occorre precisione, manualità, agire con la frusta nel punto giusto, con l’intensità giusta (iniziando davvero piano) e con il tempismo giusto. Procedimenti che si imparano, così come si impara e si affina l’utilizzo della mano, per flettere, rilevare o allungare l’incollatura.
Nella mia esperienza con cavalli giovani o con cavalli difficili, non ho mai trovato alcun cavallo che in seguito a una lezione alla gamba (la sequenza di cui sopra) anche molto severa, manifestasse inquietudine, stress o addirittura aumentasse le sue riottosità. Nella lezione alla gamba non si sfrutta la paura del cavallo alla frusta, bensì la sua capacità di saper scegliere la situazione più vantaggiosa e giusta per lui. Nel caso specifico, andare immediatamente in avanti alla richiesta delle gambe. E’ il cavallo, alla fine, che sceglie, e questo ci garantisce la solidità di un comportamento, ci garantisce quindi affidabilità, elemento indispensabile in equitazione.

La Scuola della Leggerezza chiede a chi intende praticarla, studio e applicazione, affinché il cavallo possa trovarsi a suo agio e non dover cercare continuamente di adattarsi a richieste per lui confuse, magari contraddittorie, spesso violente. Nell'ottica di mantenere il cavallo in una situazione di collaborazione, di rispetto reciproco, di esperienze condivise con noi, occorre impegnarsi in un’equitazione che tenga conto della natura del cavallo e persegua, senza condizioni, la sua integrità psicofisica. La Scuola della Leggerezza centra pienamente questi obiettivi.

“La natura è la prima dei maestri. Il suo libro è il più giusto, il più sapiente dei libri, il più utile da consultare. Dagli effetti che registrano le sue pagine, ci conduce alle cause che li generano” (Gen. Alexis L’Hotte).


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