giovedì 19 dicembre 2013

L'equitazione, oggi.


Franca Pagliarin è una mia carissima amica, già presente ai Corsi Istruttori Ecole de Légèreté in anni passati, sia come uditrice che come partecipante a cavallo. La ricerca del benessere del cavallo, nella gestione quotidiana, così come nell'equitazione che pratica, è indubbiamente una priorità per Franca, che applica i principi della Lègèreté sia nell'insegnamento che nel lavoro del cavallo.

Franca partecipa, essendo Istruttore Federale, a uno dei tanti corsi di aggiornamento indetti dalla Fise, nella regione Lombardia, tenuto da un ex-cavaliere di livello internazionale e tecnico Federale di salto ostacoli, oltre a essere personaggio assai noto nell'ambiente equestre.
Quello che Franca ha visto, sentito e fatto (e anche dovuto fare), nei 10 giorni di corso, ha del grottesco, per non dire dell'incredibile.
Ecco il suo racconto:

"Già l'impatto iniziale non è stato dei migliori. Alla richiesta a ciascun partecipante del Corso di presentarsi, nella riunione preliminare, affermo candidamente di avere come primo obiettivo il benessere del cavallo, e che la gara è in secondo piano nelle mie priorità, affermazione che non mancherà di crearmi seri problemi lungo tutto il periodo del corso. Sul fatto che la mia cavalla fosse sferrata, a domanda precisa circa il perché, rispondo di praticare il barefoot, pratica del tutto sconosciuta al nostro tecnico, che anzi afferma che si vedono in giro "troppe cose strane", e che il suo compito è creare uniformità nella visione dei cavalieri: dunque sarebbe auspicabile che tutti i cavalli fossero ferrati, ma (incredibile ma vero) sarà obbligatorio durante il corso che tutti montino il proprio cavallo con martingala (con forchetta) e speroni!

Dunque inizia il lavoro.
- Riprese solo al trotto e galoppo, senza mai prendere fiato, cavalli continuamente sotto pressione con sgambate e speronate al fine di ottenere quello che il docente pretendeva, e cioè che i cavalli fossero nell'atteggiamento giusto (traduzione: incappucciati), con mani basse e fisse, naturalmente. A tutto ciò alcuni cavalli rispondevano fermandosi e difendendosi, ma per i più riottosi è stata applicata anche una martingala fissa. A una domanda precisa sul fatto se i cavalli possano saltare con una martingala fissa la risposta è stata: "Certo, fino a un metro e cinquanta!"... .
- Il lavoro su due piste inizia con l'appoggiata, che notoriamente è l'ultima cosa da fare quando si chiede al cavallo un movimento laterale.
- Galoppo rovescio (con la flessione all'esterno). Un cavaliere, durante questo esercizio, chiedendo cosa fare con il proprio cavallo che era diventato terribilmente pesante in mano, ottiene come risposta che occorre passare a un'imboccatura più forte. E' passato, dunque, dal filetto alla briglia (morso e filetto) con buona pace del cavallo che avrà senz'altro gradito (quando bastava utilizzare qualche mezza fermata classica, oggetto evidentemente sconosciuto a loro).
- Cambi di galoppo. Come si fa a insegnare al cavallo il cambio? Risposta del docente: non si insegna, i cavalli cambiano naturalmente, quindi basta cambiare flessione, cambiare mano, e il gioco è fatto (quando sappiamo che per eseguire un cambio corretto occorre una preparazione molto precisa... ma questo il tecnico lo ignora). E se il cavallo cambia in ritardo con i posteriori o cambia solo con gli anteriori, nessun problema, si usino gambe più forti. Di fronte a ciò la maggior parte dei cavalli cambiava galoppo in ritardo con i posteriori oppure non cambiavano affatto, scappando, contro la mano, fuori dal controllo.
- Passi indietro. E' successo che qualche cavallo rifiutasse i passi indietro: calci ai nodelli per risolvere la questione.

E' anche successo che il docente montasse la cavalla di un'allieva del corso per "metterla in ordine". Per cui, martingala fissa, speroni con rotella, mani basse. E’ stata una lotta durata più di mezzora. Risultato : cavalla madida di sudore, spellata al costato da entrambe le parti, al punto che il giorno dopo aveva gonfiori ai fianchi.
Il docente si è giustificato dicendo che doveva fare il lavoro di due mesi in 20 minuti.
Il giorno stesso della verifica, che si trattava di un percorso di salto di 1,10 mt., a questa cavalla è stato applicato, oltre alla martingala fissa, il pelham. La cavalla ha svolto il suo percorso, ma praticamente non avanzava più, ogni salto era un'avventura, ho seriamente temuto per la sua incolumità...
Fra l'altro, finito il corso, la cavalla zoppicava ad un posteriore e alla visita dell’osteopata, qualche giorno dopo, è stata riscontrata una vertebra spostata.

A proposito di fianchi spellati e insanguinati: a un allievo del corso, con il cavallo in queste condizioni, per renderlo presentabile per l'esame finale, è stato consigliato di verniciare con colore bianco(essendo il cavallo grigio) le zone interessate...

Alla fine sono stata bocciata. Dunque per il passaggio di livello dovrò ripetere il corso, corso che fra l'altro ha avuto il suo bel costo. Tutto ciò, nonostante che la mia cavalla eseguisse i cambi di galoppo ogni tre tempi, finisse il percorso di salto di 1,10 mt. senza sbavature (complimentata pure dai colleghi) e avessi dovuto indossare degli speroni che di mia iniziativa non avrei mai indossato, che sono stati per me più un fastidio che un vantaggio.
Le motivazioni della bocciatura risiedono nel fatto che, a parere del docente, io gli apparissi una "ippotrasportata", che il merito fosse solo della mia cavalla (cavalla peraltro che ho addestrato io!), e che (tenetevi forte) la mia "non è un'equitazione classica perché non tengo con le mani un contatto forte e perché non ho le gambe serrate"!
E' molto più verosimile che la bocciatura sia stata inflitta a me, come ad altri quattro (su tredici partecipanti), perché non svolgiamo attivamente concorsi ippici. Sembra strano, ma evidentemente per la Fise, se non sei un agonista, ha poco senso che monti a cavallo o insegni equitazione.

Fra l'altro, uno dei topic che si notano sul programma del corso, come da circolare Fise, è l'"etica professionale". Ma se un docente, come in questo caso, di fronte a un esercizio sbagliato ti urla: "Se fossi stata una mia allieva ti butterei fuori dal campo a calci in culo!" oppure fa degli apprezzamenti nei confronti del cavallo di un partecipante, di razza maremmana, dicendo che "sono cavalli da macello", sottolineando pure il fatto che "non bisogna perdere tempo con cavalli non dotati o difficili", mi chiedo io a quale tipo di etica la Fise fa riferimento".


Un racconto amaro, ma che la dice lunga di come l'ambiente equestre stia precipitando verso il basso.
Parafrasando il titolo di un noto libro di Philippe Karl, questa è la deriva, non del dressage moderno, ma dell'equitazione moderna, se è vero che queste cose succedono in un contesto, come in un corso per Istruttori, dove dovrebbero passare, oltre che nozioni tecniche di un certo rilievo, anche messaggi inerenti ai valori dello sport e al rispetto dell'animale cavallo. Invece niente di tutto questo.
Non c'è da meravigliarsi, dunque, se i maneggi, i circoli ippici, i centri equestri (pur con le dovute eccezioni che però, ahimè, confermano la regola), offrono sempre meno ai loro utenti, sia in termini di formazione tecnica, che in termini di attenzione per il benessere del cavallo e per la sua integrità fisica e mentale.
Niente di strano se poi accadono episodi come quello raccontato qualche tempo fa dalla brillante penna di Umberto Martuscelli (vedi "Il segno dei tempi", su questo blog) che vorrei ancora una volta citare: un cavallo, durante un concorso ippico, finisce dentro un ostacolo, cade e si frattura l'osso del collo.
"(...) vedere un cavallo a terra morto perché un salto o un insieme di salti non sono stati affrontati nel modo giusto (giusto per il cavallo e giusto anche per il cavaliere, s’intende: che la scena sopra descritta per un nulla non è terminata con una doppia tragedia… ) è un atto di accusa che si ritorce contro di noi con una violenza perfino superiore a quella che ha spaccato il collo di quel povero animale.
Contro di noi e contro la nostra fretta, contro la nostra smania di accelerare tutto, di far fare cose a chi non è in grado di farle, contro la follia di un sistema che vuole alterare qualunque naturale equilibrio in nome del dio denaro e contro tutti quelli che questo sistema fanno vivere senza scrupoli o forse solo senza coscienza, senza competenza, senza intelligenza, istruttori che non sanno insegnare, genitori che non sanno educare, dirigenti che non sanno dirigere, ragazzi che non sanno pensare, contro tutto questo si è scagliata la violenza della morte di quel povero cavallo (...) "

Senza coscienza, senza competenza, senza intelligenza.
Così è l'equitazione, oggi.




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