domenica 22 agosto 2010
Problemi veterinari?
Quando un cavallo non lavora correttamente, magari presenta delle rigidità, sembra poco reattivo, oppure si difende, manifesta contrarietà alla mano, ecc., spesso si invoca l’intervento del veterinario, o comunque di uno specialista, qualcuno che non partecipa attivamente al lavoro quotidiano, anzi nemmeno lo vede.
Esami del sangue, controllo della schiena, controllo dei denti, per questo ed altro esistono schiere di veterinari, ma anche osteopati, dentisti, chiropratici, per risolvere, curare, controllare, analizzare, gestire, qualsiasi tipo di problema e di difficoltà fisica e psicologica.
Si fa tutto, per il bene dei cavalli, e ognuno può dare il suo contributo. Perché rinunciare all’intervento di uno specialista quando oggi la ricerca medica è avanzata, in farmacologia c’è tutto quello che serve per gestire le situazioni più difficili, dalle zoppie e dai mal di schiena cronici fino ai problemi psicologici e comportamentali?
Il problema è che il ricorso al veterinario o a una figura analoga è diventato un gesto automatico, istintivo, acritico. L’attività non si deve fermare, il problema va affrontato e risolto immediatamente, si attaccano gli effetti senza riflettere sulle cause, che molto spesso risiedono nel tipo di lavoro che si sta facendo fare al cavallo.
Infatti spesso, pur di non riconoscere che una difficoltà nel lavoro dipende da un limite tecnico, da un approccio sbagliato al cavallo, da una errata applicazione degli aiuti, si cerca un alibi di tipo veterinario per non dover cambiare nulla nel proprio modo di montare.
Il cavallo è rigido di posteriori o ha mal di schiena? Infiltrazioni e antiinfiammatori. Il cavallo non sopporta la mano del cavaliere? Fare subito i denti. Il cavallo non avanza, è pigro, sembra sempre stanco? Esami del sangue. Il cavallo non flette l’incollatura? Visita dell’osteopata. E così via.
Il fatto è che 9 volte su 10 la causa del problema è legata a un lavoro sbagliato sul cavallo, e l’equitazione attuale, moderna, ufficiale, che si insegna normalmente nei maneggi, nei club ippici, nell’ambiente agonistico, è perfetta per creare questo tipo di problemi.
Usare mani e gambe insieme, tenere le mani basse e ferme, l’uso continuo delle gambe, l’incappucciare, sono solo alcune delle applicazioni tecniche che portano il cavallo a essere fuori equilibrio, costantemente contratto, legato, ansioso e infine esasperato. A queste si aggiungono l’utilizzo di imboccature forti, di redini ausiliarie di tutti i tipi, di chiudibocca stretti e chi più ne ha più ne metta.
Tutto ciò provoca dolori, spossatezza, infiammazioni articolari, rigidità di ogni tipo, e a lungo andare patologie croniche difficili da recuperare, anche senza fare cento salti o 90 km. di galoppo sostenuto al giorno.
La vera equitazione classica ha, fra i suoi obiettivi, quello di preservare il cavallo da inconvenienti fisici e psicologici, prevenendo qualsiasi tipo di infortunio, pur sottoponendo il cavallo stesso ad un lavoro di alta intensità e qualità, dal lavoro di ginnastica del cavallo giovane fino al conseguimento delle arie più difficili del dressage passando attraverso il salto ostacoli. Equitazione che non trova spazio nella maggior parte degli ambienti equestri attuali, perché conviene a tutti che i cavalli si facciano male o diventino impossibili da montare, in quanto questo favorisce il cambio di cavallo e dunque il commercio dei cavalli stessi, al quale la maggior parte degli istruttori tengono molto.
D’altra parte sono davvero pochi i veterinari che, quando visitano un cavallo, prima di infiltrare e di somministrare farmaci, invitano il cliente proprietario del cavallo a cambiare maniera di montare. Sono pochi perché il cliente normalmente non vuole sentirselo dire e il veterinario… vuole tenere il cliente.
Immaginare se tutti i cavalli, ma veramente tutti, funzionassero sempre, non avessero quasi mai problemi fisici e/o psichici, come dovrebbe essere nello stato normale delle cose: tutto il business attorno al quale girano veterinari e specialisti di ogni genere (anche i maniscalchi), case farmaceutiche, venditori di integratori e unguenti miracolosi, ditte costruttrici di aggeggi vari e imboccature…tutti dovrebbero chiudere i battenti!
Se la figura del veterinario è insostituibile in alcuni casi (vedi coliche importanti, traumi di vario tipo, o più banalmente nel caso di somministrazione di vaccini e vermifughi) non si può eleggerla a partner costante del lavoro quotidiano.
In passato ho sentito una nota campionessa italiana di dressage sostenere che il successo nell’addestramento del cavallo si ottiene quando, prima di tutto, hai un buon veterinario che ti assiste. Una vera ammissione di incapacità personale e di inadeguatezza dei propri principi equestri.
Esami del sangue, controllo della schiena, controllo dei denti, per questo ed altro esistono schiere di veterinari, ma anche osteopati, dentisti, chiropratici, per risolvere, curare, controllare, analizzare, gestire, qualsiasi tipo di problema e di difficoltà fisica e psicologica.
Si fa tutto, per il bene dei cavalli, e ognuno può dare il suo contributo. Perché rinunciare all’intervento di uno specialista quando oggi la ricerca medica è avanzata, in farmacologia c’è tutto quello che serve per gestire le situazioni più difficili, dalle zoppie e dai mal di schiena cronici fino ai problemi psicologici e comportamentali?
Il problema è che il ricorso al veterinario o a una figura analoga è diventato un gesto automatico, istintivo, acritico. L’attività non si deve fermare, il problema va affrontato e risolto immediatamente, si attaccano gli effetti senza riflettere sulle cause, che molto spesso risiedono nel tipo di lavoro che si sta facendo fare al cavallo.
Infatti spesso, pur di non riconoscere che una difficoltà nel lavoro dipende da un limite tecnico, da un approccio sbagliato al cavallo, da una errata applicazione degli aiuti, si cerca un alibi di tipo veterinario per non dover cambiare nulla nel proprio modo di montare.
Il cavallo è rigido di posteriori o ha mal di schiena? Infiltrazioni e antiinfiammatori. Il cavallo non sopporta la mano del cavaliere? Fare subito i denti. Il cavallo non avanza, è pigro, sembra sempre stanco? Esami del sangue. Il cavallo non flette l’incollatura? Visita dell’osteopata. E così via.
Il fatto è che 9 volte su 10 la causa del problema è legata a un lavoro sbagliato sul cavallo, e l’equitazione attuale, moderna, ufficiale, che si insegna normalmente nei maneggi, nei club ippici, nell’ambiente agonistico, è perfetta per creare questo tipo di problemi.
Usare mani e gambe insieme, tenere le mani basse e ferme, l’uso continuo delle gambe, l’incappucciare, sono solo alcune delle applicazioni tecniche che portano il cavallo a essere fuori equilibrio, costantemente contratto, legato, ansioso e infine esasperato. A queste si aggiungono l’utilizzo di imboccature forti, di redini ausiliarie di tutti i tipi, di chiudibocca stretti e chi più ne ha più ne metta.
Tutto ciò provoca dolori, spossatezza, infiammazioni articolari, rigidità di ogni tipo, e a lungo andare patologie croniche difficili da recuperare, anche senza fare cento salti o 90 km. di galoppo sostenuto al giorno.
La vera equitazione classica ha, fra i suoi obiettivi, quello di preservare il cavallo da inconvenienti fisici e psicologici, prevenendo qualsiasi tipo di infortunio, pur sottoponendo il cavallo stesso ad un lavoro di alta intensità e qualità, dal lavoro di ginnastica del cavallo giovane fino al conseguimento delle arie più difficili del dressage passando attraverso il salto ostacoli. Equitazione che non trova spazio nella maggior parte degli ambienti equestri attuali, perché conviene a tutti che i cavalli si facciano male o diventino impossibili da montare, in quanto questo favorisce il cambio di cavallo e dunque il commercio dei cavalli stessi, al quale la maggior parte degli istruttori tengono molto.
D’altra parte sono davvero pochi i veterinari che, quando visitano un cavallo, prima di infiltrare e di somministrare farmaci, invitano il cliente proprietario del cavallo a cambiare maniera di montare. Sono pochi perché il cliente normalmente non vuole sentirselo dire e il veterinario… vuole tenere il cliente.
Immaginare se tutti i cavalli, ma veramente tutti, funzionassero sempre, non avessero quasi mai problemi fisici e/o psichici, come dovrebbe essere nello stato normale delle cose: tutto il business attorno al quale girano veterinari e specialisti di ogni genere (anche i maniscalchi), case farmaceutiche, venditori di integratori e unguenti miracolosi, ditte costruttrici di aggeggi vari e imboccature…tutti dovrebbero chiudere i battenti!
Se la figura del veterinario è insostituibile in alcuni casi (vedi coliche importanti, traumi di vario tipo, o più banalmente nel caso di somministrazione di vaccini e vermifughi) non si può eleggerla a partner costante del lavoro quotidiano.
In passato ho sentito una nota campionessa italiana di dressage sostenere che il successo nell’addestramento del cavallo si ottiene quando, prima di tutto, hai un buon veterinario che ti assiste. Una vera ammissione di incapacità personale e di inadeguatezza dei propri principi equestri.
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