Nell'ordine: RITMO - DECONTRAZIONE - CONTATTO- IMPULSO - CAVALLO DRITTO - CAVALLO RIUNITO.
Analizziamo questa scaletta addestrativa, che per la FEI corrisponde anche a una scala di valori che, come si può vedere, enuncia le qualità di base di un cavallo da sella.
E partiamo proprio dal ritmo perché si può già osservare come, fra le qualità di un buon cavallo, il ritmo deve essere al primo posto. Che vuol dire che, secondo la FEI, se un cavallo non ha questa qualità alla nascita, praticamente non può essere... addestrabile. Infatti, mettendo il ritmo al primo posto, che ne è di un cavallo con andature mediocri, asimmetrie evidenti, conformazione e carattere difficile? Semplicemente con questo non si può cominciare dal ritmo, non avendo il cavallo in questione questa qualità ben presente, (come invece c'è, per esempio, nei cavalli sportivi tedeschi e olandesi, fin dalla nascita). E quindi come scaletta addestrativa partiamo già male.
Per ritmo si intende una regolarità dell'andatura, indice di equilibrio, che si mantiene tale nelle variazioni di velocità, nelle transizioni, nella variazione di posizione dell'incollatura, nell'avvicinamento al salto, ecc...Ma questo è un cavallo già addestrato, come si può partire così!? Evidentemente solo se il cavallo nasce così.
Ecco cosa spiega Philippe Karl nel suo "Irrwege des Modernen Dressur" ("Le derive del dressage moderno"), Cadmos Verlag, Brunsbek, 2006:
"Ritmo - Dovete cominciare da lì, è l'obiettivo prioritario dell'organigramma.
- Aggiustate le redini, mani basse: il cavallo passa sopra la mano e scappa precipitando... addio ritmo!
- Chiudete le gambe per mettere in avanti il cavallo: si blocca. Gli applicate la frusta: si mette a correre...addio ritmo!
- Lo mettete in circolo: ad una mano gira controvoglia rallentando, all'altra si corica e precipita... addio ritmo!
- Al galoppo: su un piede va abbastanza bene, sull'altro parte falso, si disunisce, ecc....addio ritmo!
Nel complesso, avete la sensazione di colui che deve utilizzare una bicicletta che ha ruote deformate, pedaliera storta, manubrio bloccato e niente freni. Ritmo? Perplessi, pensate che il cavallo avrebbe bisogno di un'educazione preliminare agli aiuti, che questo vi darebbe i mezzi per rassicurare il vostro partner e farvi capire. Ebbene NO! Ritmo per primo, poiché decontrazione, contatto ed impulso, non sono in programma se non successivamente!"
Insomma, mettere il ritmo al primo posto nella scaletta di addestramento equivale a incoraggiare l'utilizzo di cavalli ben dotati di questa qualità per non dover già cominciare col piede sbagliato. Ma cavalli così costano e quindi la scaletta, da addestrativa, diventa commerciale.
Cosa succede nella realtà, normalmente, quando si tratta di iniziare l'addestramento di un cavallo appena domato, che porta il cavaliere da pochissimo tempo? La prima cosa che si fa è un lavoro alla longia con redini fisse, o redini di ritorno, con il pretesto di fargli subito trovare la posizione "giusta" e fargli impegnare la schiena.
In realtà questo lavoro provoca incappucciamento, compromissione dell'equilibrio, contrazione muscolare, le andature si accorciano e il cavallo comincia a pensare all'addestramento come a qualcosa di assolutamente non piacevole.
Ecco a questo proposito Karl: " A seconda della sua conformazione il vostro cavallo si incappuccia, o per rifiutare di tendere le redini, oppure pesando abbondantemente sulla mano. Ma non siete tenuti a preoccuparvene poiché l'organigramma si preoccupa del contatto dopo essersi assicurato della decontrazione!"
Decontrazione che è già stata compromessa da questo inizio infausto di lavoro.
Con un lavoro alla longia di questo tipo, considerato basilare e di estrema importanza in equitazione ufficiale, per il cavallo giovane, ma anche per il cavallo da rieducare, ci siamo già giocati i primi due tasselli della scaletta addestrativa. Il ritmo è di là da venire e la decontrazione è assente.
Due tiranti che, attaccati al sottopancia o al fascione, agiscono sulla bocca del cavallo (tramite filetto), da avanti a indietro, o verso il basso, di fatto agiscono sulla lingua, organo molto vascolarizzato e innervato. Questo crea dolore, difese, contrazione, e il cavallo cerca di sfuggire alla tortura portando il naso al petto per non sentire la pressione dell'imboccatura, nella migliore delle ipotesi.
E la stessa cosa accadrà con il cavaliere in sella, che replicherà l'effetto delle redini fisse fissando a sua volta la mani basse vicino al garrese (come dice il manuale) tendendo le redini, con lo stesso effetto di pressione dell'imboccatura sulla lingua.
Il contatto, terzo elemento della scaletta addestrativa, tramite mani basse e fisse, può apparire leggero perché il cavallo ha imparato a sottrarsi alla mano del cavaliere, venendo dietro la mano. Sembra leggerezza ma non lo è. Anzi, questo il più delle volte rappresenta l'inizio della fine! La schiena si blocca, i posteriori si irrigidiscono, la flessione laterale corretta è impossibile, la ginnastica è assente; in molti casi il cavallo diventa ombroso e inaffidabile, anche perché viene "dietro la gamba", cioè impara a non reagire più alle gambe, oltre a non avere più fiducia nella mano.
Altro caso conseguente all'uso delle redini fisse e delle successive mani basse, è il cavallo che si appoggia eccessivamente alla mano: la soluzione a questo problema è semplice, secondo la FEI, basta aumentare lo Schwung (quarto elemento della scaletta addestrativa), cioé l'impulso. In questo modo il cavallo aumenterebbe l'impegno dei posteriori sotto la massa, e si riequilibrerebbe. In pratica, montando un cavallo che si appesantisce sulla mano, allo stesso modo basterebbe spingerlo in avanti per avere leggerezza alla mano.
Ma questo è impossibile. Al contrario, succede che il cavallo, rispondendo generosamente alla gamba in avanti, si porta ancora di più sulla mano, e si trova così sacrificato fra gambe che spingono e mani che tengono, con il risultato che esso si contrae e non avanza più, oppure diventa impossibile da gestire per l'eccessivo peso sulla mano. Bisogna ricordare infatti che l'impegno dei posteriori facendo avanzare il cavallo è un'illusione, non è materialmente possibile.
Ancora la parola a Philippe Karl: "... Delusione! A seconda dei casi, il vostrò cavallo si tratterrà o precipiterà, e questo per tre ragioni:
- la compressione tra aiuti contraddittori contrae e rende insensibile il cavallo.
- Il raccorciamento delle basi ed il movimento in avanti sono incompatibili. Dunque: niente impegno accresciuto dei posteriori.
- L'effetto immancabilmente retroattivo delle vostre "mani basse" rafforza l'incappucciamento e lo mette ancor più sulle spalle...
... Al termine dell'esperienza, se non è molto avanti, vi si dirà: "Bisogna cambiare cavallo perché questo non è fatto per il dressage"... e voi che pensavate che l'addestramento fosse fatto per tutti i cavalli!"
A questo punto, facciamo un bilancio della situazione. La parola ancora a Karl:
"... Il ritmo: per quale miracolo sarebbe la fonte di tutto? Esso può risultare solo da un lavoro che instauri decontrazione e flessibilità (scioltezza) nel movimento in avanti... dunque, un'educazione preliminare agli aiuti: le mani (contatto) e le gambe (impulso). Il ritmo non si può trovare in posizione numero uno a meno che non lo acquistiate con il cavallo... e le andature naturali avvantaggiate si pagano- Ma là è affare di commercio e non di addestramento.
Si fa iniziare la danza classica ai bambini prima che possiedano il linguaggio (scuola degli aiuti), la stazione eretta (equilibrio) ed un minimo di educazione fisica (scioltezza)? Evidentemente no!" .
Dunque, prima cosa: scuola degli aiuti. Quindi il cavallo deve apprendere prima di ogni cosa il significato delle mani e delle gambe perché, dobbiamo ricordarcelo, il cavallo non nasce con queste nozioni già acquisite! Può nascere con un ritmo naturalmente lento e regolare, ma allora un cavallo così occorre cercarselo e normalmente ha il suo costo, per esempio un cavallo di alta genealogia da Dressage.
Concludendo, Karl si riferisce alla scaletta FEI e sottolinea come "...Quest'organigramma non è pura teoria, corrisponde ad una pratica. Unite a carenze gravi e notorie incoerenze, le sue esigenze ne fanno ben più un modo d'utilizzo sbrigativo del cavallo superdotato (che abbia la soddisfazione dei giudici per obiettivo), che un autentico piano d'addestramento...".
Insomma, riferirsi alla scaletta FEI in questione, mette gli addestratori nelle condizioni di doversi preoccupare , all'inizio dell'addestramento, di aspetti secondari, trascurando invece quelli più importanti. Non solo, ma anche di doversi riferire a cavalli che hanno alla nascita le doti che i giudici cercano nelle competizioni di dressage. Come dire: addestrate solo cavalli di un certo allevamento (nello specifico: tedesco e olandese), con gli altri non perdete tempo!
In realtà tutti i cavalli hanno pari dignità e tutti i cavalli possono essere addestrati con successo anche quando la conformazione, le andature e il carattere non li aiutano. Come dire che tutti i bambini hanno diritto di andare in palestra a fare ginnastica, a prescindere da chi è più portato o meno. E' pur vero che se il cavallo è dotato, tanto meglio per chi lo addestra, ma con tutti i cavalli si possono raggiungere livelli eccellenti di lavoro: è solo una questione di conoscenze e applicazione.
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