venerdì 12 giugno 2015
La mezza fermata (nuova versione)
La messa in mano è il procedimento attraverso il quale determiniamo il migliore rapporto possibile fra la nostra mano e la bocca del cavallo, e con la quale possiamo influire sull’equilibrio del cavallo decidendo la posizione dell’incollatura (alta, bassa, destra, sinistra), oltre a permetterci di raggiungere decontrazione, stabilità dell’incollatura stessa, controllo e maneggevolezza. Essa comprende alcune procedure fra le quali spicca la mezza fermata.
In equitazione tradizionale la mezza fermata è un’azione contemporanea di mani, gambe e assetto. Serve a richiamare l’attenzione del cavallo in vista di una richiesta successiva, e dovrebbe riequilibrarlo facendogli portare i posteriori sotto di sé, e alleggerendo il treno anteriore.
Ma l’azione contemporanea di mani, gambe e assetto, lungi dal creare tutto questo, determina invece un irrigidimento muscolare ed uno squilibrio dovuti alla simultaneità di aiuti contradditori: le gambe spingono, le mani basse tengono, e spesso il cavaliere, facendo trazione sulle redini, spinge col bacino. Tutto questo non ha senso per il cavallo, che si sente tirare in bocca mentre gli viene chiesto, con gambe e bacino, di spingersi in avanti, cioè aiuti contradditori. Ciò provoca confusione, ansia, nervosismo, contrazione muscolare, ecc.
La mezza fermata classica è ben altra cosa. Ne parlò per primo François Robichon de La Guérinière (1688-1751), nel suo “Scuola di cavalleria” (ed.Siaec, 2002; trad. “Ecole de cavalerie”, Jacques Collombat, Paris, 1733) : “La mezza fermata è l’azione che si fa attirando la mano della briglia presso di sé, le unghie un po’ in alto, senza arrestare del tutto il Cavallo, ma soltanto trattenendo e sostenendo il davanti, quando egli si appoggia sul morso o quando si vuole ricondurlo (ramener) o riunirlo.(…) Se si appoggia troppo sulla mano, le mezze fermate devono essere più frequenti e marcate soltanto con la mano di briglia, senza alcun aiuto delle ginocchia né delle gambe; bisogna, al contrario, rilassare le cosce, altrimenti egli si abbandonerebbe ancor più sul davanti”.
Dunque nella mezza fermata classica, quella vera, originale, non quella rimaneggiata dalla scuola tedesca, è prevista l’azione delle sole mani, senza l’aiuto delle gambe né tantomeno dell’assetto.
Essa è principalmente utilizzata per alleggerire il cavallo alla mano. Capita spesso che il cavallo, per rifiutare la nostra mano, decida di appoggiarsi su di essa, a volte con piccole imbeccate, a volte con forza, a volte decidendo al tempo stesso di accelerare o, ancor peggio, scappare (per esempio, dopo un salto).
Quante volte si sente dire “quel cavallo è pesante”, oppure “mi distrugge le braccia”, da parte di persone che in verità permettono al cavallo di appesantirsi sulla mano, di appoggiarsi su di essa senza ritegno. Il fatto è che in quel momento lui va a cercare quella che in gergo viene chiamata “la quinta gamba”, cioè un appoggio sul davanti, come se le quattro gambe da sole non bastassero a sorreggerlo. Di fatto, in questi frangenti, il cavallo non è in equilibrio e, se non cade sul davanti, è solo perché ha innato lo spirito di conservazione e si trova non su due gambe ma appunto su quattro. Il che rende difficile riconoscere, da parte di chi è meno esperto, se il proprio cavallo in quel momento necessita di un cambio di equilibrio.
La mezza fermata prevede l’azione intermittente, a scatti, inizialmente dolce e poi sempre più intensa, delle due mani verso l’alto (in direzione del nostro viso, per intenderci). Deve essere subito seguita da una discesa di mano, cioè da un immediato rilascio delle mani stesse verso la bocca, che dà al cavallo una piacevole sensazione di libertà (praticamente un rinforzo positivo) ed è per il cavaliere la verifica che la mezza fermata è stata efficace e che il cavallo si sostiene da solo. Eventualmente si ripete l’operazione ogni volta che è necessario, fino a che il cavallo non decide di rimanere leggero continuando a mobilizzare la bocca.
La fotografia ritrae una mezza fermata al passo, richiesta ad un cavallo da me montato pochi minuti prima. Il cavallo aveva una spiccata tendenza ad appesantirsi sulla mano, rendendo difficoltoso il controllo, in particolare della direzione (che si ottiene guidando le spalle). Con mezze fermate ripetute, inizialmente molto energiche e poi sempre più dolci, sia sull’alt sia al passo e poi al trotto, il cavallo accettava di mantenere una posizione dell’incollatura più alta, rendendo così più facile la gestione (andature e direzione) e avendo anche la possibilità di rilassarsi perché, mobilizzando la bocca, rilassava tutta la muscolatura, decontraendo anche il dorso.
Si può utilizzare la mezza fermata a tutte le andature, ma generalmente si inizia spiegandolo al cavallo da fermo, specialmente se il cavallo è davvero pesante alla mano. Anzi, in questo caso conviene iniziare da terra e, mettendosi di fronte al cavallo, si esercita sulla bocca (tramite filetto) un’azione verso l’alto, esattamente come per la cessione della mascella, con la differenza che ora l’azione della mano non è progressiva ma a scatti, intermittente. Con alcuni cavalli la stessa cessione della mascella in verità non è possibile fino a che il cavallo non si alleggerisce e non porta la testa alta tanto quanto serve perché esso rimanga leggero in ogni circostanza.
La mezza fermata eseguita da terra è indispensabile, prima di montare, con i cavalli che si appoggiano eccessivamente sulla mano. Essa, in alcuni casi, risulta ancora più efficace se si chiedono, allo stesso tempo, dei passi indietro.
Con la mezza fermata io posso alzare la testa del cavallo, rilevare completamente l’incollatura e ottenere che il cavallo la mantenga tale in ogni circostanza ed a ogni andatura. Questa postura del cavallo, in equitazione tradizionale, è bandita, in quanto la testa alta produrrebbe rovesciamento della schiena con relativi problemi, il cavallo sarebbe impossibilitato a riunirsi e il controllo ne risulterebbe compromesso.
In realtà, quando il cavallo ha la tendenza ad andare molto sulla mano, ad appesantirsi - e magari è anche costruito in discesa, con il treno anteriore (spalle-incollatura) pesante, il garrese più basso della groppa - la testa alta non solo non è un male, non è un limite, ma anzi è un bene, è una soluzione, perché solo così quel tipo di cavallo è in equilibrio, è rilassato, sotto controllo, anzi, solo così un domani si potrà portarlo a eseguire i primi elementi di riunione. A seconda del tipo di cavallo, delle circostanze e del livello di lavoro, il periodo con la testa alta sarà più o meno prolungato, più o meno alternato a periodi con l’incollatura estesa. La scelta di questo, cioè il saper alternare posizione bassa e posizione alta dell’incollatura, trovando quella migliore in un determinato periodo del lavoro, dipende dall’esperienza e dalle capacità del cavaliere.
Concludendo, si può (e, spesso, si deve) intervenire con una mezza fermata, durante tutto il periodo che ci porta a conseguire una messa in mano corretta: per esempio mentre chiediamo una flessione laterale, oppure nel corso di quel lavoro che si chiama “azione-reazione”, dove, anche se chiediamo al cavallo di estendere l’incollatura, nondimeno in molti casi la mezza fermata è indispensabile per evitare che il cavallo esageri nell’andare verso il basso e nel trovare l’appoggio sulla mano.
Insomma, se un idraulico non può fare a meno della chiave inglese per il suo lavoro, anche se non gli capiterà di usarla sempre, così un cavaliere non può fare a meno della mezza fermata per l’addestramento del suo cavallo, fra i suoi strumenti di lavoro, anche se non ne avrà sempre bisogno.
In equitazione tradizionale la mezza fermata è un’azione contemporanea di mani, gambe e assetto. Serve a richiamare l’attenzione del cavallo in vista di una richiesta successiva, e dovrebbe riequilibrarlo facendogli portare i posteriori sotto di sé, e alleggerendo il treno anteriore.
Ma l’azione contemporanea di mani, gambe e assetto, lungi dal creare tutto questo, determina invece un irrigidimento muscolare ed uno squilibrio dovuti alla simultaneità di aiuti contradditori: le gambe spingono, le mani basse tengono, e spesso il cavaliere, facendo trazione sulle redini, spinge col bacino. Tutto questo non ha senso per il cavallo, che si sente tirare in bocca mentre gli viene chiesto, con gambe e bacino, di spingersi in avanti, cioè aiuti contradditori. Ciò provoca confusione, ansia, nervosismo, contrazione muscolare, ecc.
La mezza fermata classica è ben altra cosa. Ne parlò per primo François Robichon de La Guérinière (1688-1751), nel suo “Scuola di cavalleria” (ed.Siaec, 2002; trad. “Ecole de cavalerie”, Jacques Collombat, Paris, 1733) : “La mezza fermata è l’azione che si fa attirando la mano della briglia presso di sé, le unghie un po’ in alto, senza arrestare del tutto il Cavallo, ma soltanto trattenendo e sostenendo il davanti, quando egli si appoggia sul morso o quando si vuole ricondurlo (ramener) o riunirlo.(…) Se si appoggia troppo sulla mano, le mezze fermate devono essere più frequenti e marcate soltanto con la mano di briglia, senza alcun aiuto delle ginocchia né delle gambe; bisogna, al contrario, rilassare le cosce, altrimenti egli si abbandonerebbe ancor più sul davanti”.
Dunque nella mezza fermata classica, quella vera, originale, non quella rimaneggiata dalla scuola tedesca, è prevista l’azione delle sole mani, senza l’aiuto delle gambe né tantomeno dell’assetto.
Essa è principalmente utilizzata per alleggerire il cavallo alla mano. Capita spesso che il cavallo, per rifiutare la nostra mano, decida di appoggiarsi su di essa, a volte con piccole imbeccate, a volte con forza, a volte decidendo al tempo stesso di accelerare o, ancor peggio, scappare (per esempio, dopo un salto).
Quante volte si sente dire “quel cavallo è pesante”, oppure “mi distrugge le braccia”, da parte di persone che in verità permettono al cavallo di appesantirsi sulla mano, di appoggiarsi su di essa senza ritegno. Il fatto è che in quel momento lui va a cercare quella che in gergo viene chiamata “la quinta gamba”, cioè un appoggio sul davanti, come se le quattro gambe da sole non bastassero a sorreggerlo. Di fatto, in questi frangenti, il cavallo non è in equilibrio e, se non cade sul davanti, è solo perché ha innato lo spirito di conservazione e si trova non su due gambe ma appunto su quattro. Il che rende difficile riconoscere, da parte di chi è meno esperto, se il proprio cavallo in quel momento necessita di un cambio di equilibrio.
La mezza fermata prevede l’azione intermittente, a scatti, inizialmente dolce e poi sempre più intensa, delle due mani verso l’alto (in direzione del nostro viso, per intenderci). Deve essere subito seguita da una discesa di mano, cioè da un immediato rilascio delle mani stesse verso la bocca, che dà al cavallo una piacevole sensazione di libertà (praticamente un rinforzo positivo) ed è per il cavaliere la verifica che la mezza fermata è stata efficace e che il cavallo si sostiene da solo. Eventualmente si ripete l’operazione ogni volta che è necessario, fino a che il cavallo non decide di rimanere leggero continuando a mobilizzare la bocca.
La fotografia ritrae una mezza fermata al passo, richiesta ad un cavallo da me montato pochi minuti prima. Il cavallo aveva una spiccata tendenza ad appesantirsi sulla mano, rendendo difficoltoso il controllo, in particolare della direzione (che si ottiene guidando le spalle). Con mezze fermate ripetute, inizialmente molto energiche e poi sempre più dolci, sia sull’alt sia al passo e poi al trotto, il cavallo accettava di mantenere una posizione dell’incollatura più alta, rendendo così più facile la gestione (andature e direzione) e avendo anche la possibilità di rilassarsi perché, mobilizzando la bocca, rilassava tutta la muscolatura, decontraendo anche il dorso.
Si può utilizzare la mezza fermata a tutte le andature, ma generalmente si inizia spiegandolo al cavallo da fermo, specialmente se il cavallo è davvero pesante alla mano. Anzi, in questo caso conviene iniziare da terra e, mettendosi di fronte al cavallo, si esercita sulla bocca (tramite filetto) un’azione verso l’alto, esattamente come per la cessione della mascella, con la differenza che ora l’azione della mano non è progressiva ma a scatti, intermittente. Con alcuni cavalli la stessa cessione della mascella in verità non è possibile fino a che il cavallo non si alleggerisce e non porta la testa alta tanto quanto serve perché esso rimanga leggero in ogni circostanza.
La mezza fermata eseguita da terra è indispensabile, prima di montare, con i cavalli che si appoggiano eccessivamente sulla mano. Essa, in alcuni casi, risulta ancora più efficace se si chiedono, allo stesso tempo, dei passi indietro.
Con la mezza fermata io posso alzare la testa del cavallo, rilevare completamente l’incollatura e ottenere che il cavallo la mantenga tale in ogni circostanza ed a ogni andatura. Questa postura del cavallo, in equitazione tradizionale, è bandita, in quanto la testa alta produrrebbe rovesciamento della schiena con relativi problemi, il cavallo sarebbe impossibilitato a riunirsi e il controllo ne risulterebbe compromesso.
In realtà, quando il cavallo ha la tendenza ad andare molto sulla mano, ad appesantirsi - e magari è anche costruito in discesa, con il treno anteriore (spalle-incollatura) pesante, il garrese più basso della groppa - la testa alta non solo non è un male, non è un limite, ma anzi è un bene, è una soluzione, perché solo così quel tipo di cavallo è in equilibrio, è rilassato, sotto controllo, anzi, solo così un domani si potrà portarlo a eseguire i primi elementi di riunione. A seconda del tipo di cavallo, delle circostanze e del livello di lavoro, il periodo con la testa alta sarà più o meno prolungato, più o meno alternato a periodi con l’incollatura estesa. La scelta di questo, cioè il saper alternare posizione bassa e posizione alta dell’incollatura, trovando quella migliore in un determinato periodo del lavoro, dipende dall’esperienza e dalle capacità del cavaliere.
Concludendo, si può (e, spesso, si deve) intervenire con una mezza fermata, durante tutto il periodo che ci porta a conseguire una messa in mano corretta: per esempio mentre chiediamo una flessione laterale, oppure nel corso di quel lavoro che si chiama “azione-reazione”, dove, anche se chiediamo al cavallo di estendere l’incollatura, nondimeno in molti casi la mezza fermata è indispensabile per evitare che il cavallo esageri nell’andare verso il basso e nel trovare l’appoggio sulla mano.
Insomma, se un idraulico non può fare a meno della chiave inglese per il suo lavoro, anche se non gli capiterà di usarla sempre, così un cavaliere non può fare a meno della mezza fermata per l’addestramento del suo cavallo, fra i suoi strumenti di lavoro, anche se non ne avrà sempre bisogno.
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