venerdì 21 agosto 2015

Professore per un giorno


Il 29 aprile 2015, al Centro Ippico Villalta, nei pressi di Vicenza, dove risiedono attualmente i miei cavalli, ho avuto il piacere e l'onore di ricevere la visita della Prof. Francesca Martuzzi, insieme a un nutrito gruppo di studenti del 3° anno del curriculum in Scienze e Tecniche Equine del corso di laurea in Scienze Zootecniche e Tecnologie delle Produzioni Animali dell'Università degli Studi di Parma, nell'ambito di un'attività didattica pratica.

E' stata, per me, l'occasione per spiegare e mostrare la filosofia, i concetti fondamentali e i principi che si riferiscono alla Scuola della Leggerezza (Ecole de Lègèreté), ad un pubblico già competente in materia di cavalli e del mondo che gli gira intorno, nonostante la giovane età, un pubblico che costituisce il futuro (e il presente) delle attività equestri in Italia, considerando il piano di studi e l'interesse specifico verso l'animale cavallo che hanno questi giovani.


Durante la visita ho avuto modo di spiegare, tramite una lezione teorica, l'importanza di alcuni concetti fondamentali in seno alla Scuola della Leggerezza. Di seguito un riassunto della stessa:

"L'equitazione moderna è perfetta per fare durare il meno possibile un cavallo, soprattutto se è destinato alle competizioni. L'impiego di mezzi coercitivi, un uso degli aiuti (mani, gambe e assetto) incomprensibile per il cavallo, il fine che giustifica i mezzi, la ricerca del risultato immediato e la assoluta mancanza di riferimenti a scienze come l'etologia o la biomeccanica, per non parlare dei Maestri del passato completamente dimenticati, tutto ciò ha portato, nel tempo, ad un equitazione che non assolve più alla sua funzione, che è quella di migliorare il cavallo sotto ogni aspetto, fisico e mentale, ma che anzi abbrevia la vita sportiva del cavallo, in generale la sua vita attiva e, qualche volta, la sua vita stessa.
Di fronte ad un massacro silenzioso, di fronte a una macelleria equina che si nota poco perché poco viene diffuso al riguardo, di fronte a episodi eclatanti come quello del cavallo morto pochi mesi fa dopo una seduta di addestramento in un centro ippico di Roma, che sono solo la punta di un iceberg, ebbene, di fronte a tutto questo, esistono delle isole felici, dei punti fermi, dei baluardi di un'equitazione che possono avere un senso per il cavallo: uno di questi è una Scuola fondata dal Maestro francese Philippe Karl, nostro contemporaneo, ovvero la Scuola della Leggerezza, o Ecole de Légèreté.


Recuperando molti dei principi classici di Maestri del passato come La Guérinière, Baucher e L'Hotte, solo per citarne alcuni, e alla luce delle nuove (e vecchie) conoscenze di scienze come l'etologia, la psicologia, la biomeccanica, l'anatomia e la fisiologia, Karl ha creato un metodo, una progressione di lavoro che si adatta perfettamente a qualsiasi cavallo di qualsiasi età, razza e morfologia, rispettandone la natura e parlando il suo linguaggio.
Infatti, quello che veramente serve al cavallo è una comprensione del linguaggio degli aiuti, un linguaggio che si adatta alla natura del cavallo, in modo che l'equitazione diventi "difficile per il cavaliere ma facile per il cavallo" (Karl), un linguaggio dove mani e gambe, principalmente, vengono usate in modo indipendente ("Mani senza gambe, gambe senza mani", F. Baucher), e dove ogni azione è eseguita in modo tale che non ci siano fraintendimenti, e dove a ogni risposta positiva del cavallo ci sia una corrispondente cessazione dell'azione del cavaliere ("Agire e lasciar fare" Nuno Oliveira).


Dal punto di vista biomeccanico, è vero che il cavallo è un animale a trazione posteriore, ma è anche vero che è sul treno anteriore che deve essere concentrato il maggior interesse all'inizio dell'addestramento. Il cavallo porta i 2/3 del peso complessivo sulle spalle, carico aggravato dalla presenza del cavaliere in sella, e solo guidando le spalle noi possiamo gestire la direzione. Inoltre, l'incollatura è quella che determina i maggiori cambiamenti di equilibrio, con la sua mobilità e capacità di rilevarsi e di abbassarsi, oltre che di flettesi a destra e a sinistra. Controllando l'incollatura è possibile controllare l'equilibrio del cavallo, dunque. Alla fine dell'incollatura... c'è la bocca, ed è proprio questa che deve fare i conti con la nostra mano. Agendo su di essa in modo da determinare una cessione della mascella, ossia un movimento della mascella inferiore, la mandibola, si ottiene una decontrazione dei muscoli masticatori, e conseguentemente dei muscoli del collo. Questa decontrazione, che poi si propaga anche a livello di dorso e di arti posteriori, ci permette appunto di disporre dell'incollatura del cavallo, avendo facilità nelle flessioni laterali sia verso destra che verso sinistra, oltre che nel rilevarla o nell'abbassarla. Il tutto con un impiego della mano che agisce sempre verso l'alto (un impiego che successivamente ho avuto modo di mostrare lavorando un cavallo sia da terra che dalla sella sotto gli occhi dei presenti).
Dunque, gestendo l'incollatura, anche l'equilibrio del cavallo viene gestito facilmente. Inoltre, un frequente cambio della posizione dell'incollatura è elemento indispensabile per una vera ginnastica del cavallo: è impensabile infatti che la ginnastica si possa fare mantenendo l'incollatura in una determinata posizione (nell'equitazione moderna è molto gettonata la posizione bassa con naso dietro la verticale, fino al rollkur, che molti conoscono) per tutto il tempo del lavoro, come spesso avviene.

Il treno anteriore (bocca, incollatura, spalle), dunque, è controllato solo ed esclusivamente dalle mani (col contributo dell'assetto nelle transizioni), mentre le gambe, in una prima fase di lavoro, hanno solo ed esclusivamente il compito di produrre il movimento in avanti. Le gambe non devono essere utilizzate se non per questo: non devono aiutare nella direzione, non piegano il costato, non riequilibrano il cavallo nella curva, non fanno venire sotto i posteriori, non aiutano nè a rallentare, nè a fermarsi, nè ad andare indietro. Solo ed eslusivamente a chiedere il movimento in avanti. Se fossero usate per tutte le altre cose citate, perderebbero di valore, e il cavallo non le rispetterebbe più: quanti cavalieri sono alle prese con cavalli che non vogliono saperne di avanzare? Tantissimi, e uno dei motivi, il principale, è proprio questo.

Distinguendo bene l'azione e l'area di pertinenza delle mani da quella delle gambe, e non agendo mai con le une e con le altre nello stesso momento, siamo esattamente nell'idea baucherista: "Mani senza gambe, gambe senza mani".
In una fase successiva di lavoro, quando le flessioni laterali dell'incollatura per il cavallo sono chiare e semplici, l'estensione della stessa è confermata, la bocca rimane mobile e il contatto leggero, si può passare ad insegnare al cavallo il significato di una gamba isolata, singola, che dovrà portare il cavallo a rispondere portando le anche verso destra se a fare pressione è la gamba sinistra e, viceversa, portare le anche verso sinistra se a fare pressione è la gamba destra. In questo modo, combinando con le mani che già controllano le spalle, avremo la possibilità di ottenere tutta la gamma dei movimenti laterali (spalla in dentro, groppa in dentro, groppa in fuori, appoggiata), sia nel circolo che sulla linea dritta, fondamentali ancora una volta per la ginnastica del cavallo e la ricerca della rettitudine, cioè della simmetria."


Il lavoro alla corda classico, elemento fondamentale nell'addestramento del cavallo giovane, compendio utile per cavalli confermati, lavoro indispensabile per i cavalli problematici o difficili, e pratica di riscaldamento muscolare per tutti i cavalli, in particolari quelli anziani, è stato spiegato direttamente in campo, utilizzando allo scopo un capezzone spagnolo modificato (nasiera imbottita), una longhina normale e un frustone.
Attraverso continui cambi di direzione e di mano, alternando linee dritte e circoli, cambiando spesso andatura, con transizioni frequenti, facendo attenzione che la corda rimanesse sempre tesa, in modo da determinare una flessione dell'incollatura sempre verso l'interno (per l'equilibrio del cavallo nel circolo), andavo a spiegare tutti i benefici e i vantaggi che questo lavoro comporta, tanti, sia a livello di locomozione che a livello di rapporto cavallo-cavaliere.


Infine, come già detto, sono passato dalla teoria alla pratica mostrando direttamente sul campo, con un mio cavallo, il lavoro sull'estensione dell'incollatura e sulle flessioni laterali, l'utilizzo delle mani sia da terra che dalla sella, affinché il messaggio fosse più chiaro e tangibile.


La stessa dimostrazione è stata effettuata anche da una mia allieva con il suo cavallo, che ha mostrato anche del lavoro su due piste.


Una giornata in cui mi sono sentito un po' meno Istruttore e un po' più Professore, grazie all'attenzione e alla partecipazione di questi giovani laureandi universitari, certamente curiosi e mai banali nelle loro domande, che sono state tante, perfettamente coadiuvati dalla Professoressa, quella vera, Francesca Martuzzi, che ringrazio per la bella iniziativa.
Ad maiora!


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