domenica 18 ottobre 2015

La cessione della mascella

Quando si parla di linguaggio degli aiuti, o scuola degli aiuti, ci si riferisce ai mezzi che ci permettono di comunicare con il cavallo quando siamo in sella, e cioè le gambe, le mani e l’assetto. Fra questi, l’aiuto più importante sono senza dubbio le mani, perché è attraverso le mani, e solo con esse, che si può equilibrare, decontrarre, flettere, guidare un cavallo, e soprattutto stabilire un vero e proprio dialogo con quella che è la sua parte più sensibile: la bocca.

La messa in mano, in equitazione ufficiale, convenzionale, è di fatto un limitarsi a tenere le mani ferme e basse, con una tensione costante sulle redini. Questo, però, già di per sé crea al cavallo una serie di problemi non da poco, essendo la lingua continuamente sotto pressione. Infatti, cosa alla quale nessuno pensa, la lingua si trova giusto sotto il cannone dell’imboccatura. Se è vero, come è vero, che l’unica azione possibile di una mano che rimane bassa è da avanti a indietro, questa tensione continua delle redini con mani basse fa sì che diversi chili per centimetro quadrato agiscano su questo organo, che è molto innervato e vascolarizzato. Se qualcuno si è morsicato la lingua almeno una volta nella vita, può immaginare cosa sente il cavallo in quel momento … il problema è che lui non ce lo dice, se non attraverso un “indurimento” della bocca, nei casi meno eclatanti, sensazione tipica che conosce bene chi monta a cavallo.

Ora, attraverso delle mani basse, l’unica cosa che si può fare è invitare, se non addirittura costringere, il cavallo, a cedere, cioè a dare la sua nuca. Fatto che spesso si traduce nell’incappucciamento, o iperflessione. Molti cavalieri vogliono, infatti, che il cavallo si incappucci, perché questo gli dà la sensazione che esso sia nella mano e sotto controllo. Sensazione falsa e molto pericolosa.


Messa in mano non corretta. Il cavallo è incappucciato.
La Scuola della Leggerezza propone una messa in mano che richiama principi espressi da François Robichon de La Guérinière (1688-1751) e da François Baucher (1796-1873), in particolare , quindi sul solco della tradizione classica francese. La genialità di Philippe Karl è essere riuscito a fondere questi principi in una sequenza di azioni, in un metodo, che risulta fruibile e applicabile da tutti. Non è un fatto scontato: se, ad esempio, volessimo leggere un testo di Baucher e applicarne direttamente sul nostro cavallo i contenuti, la cosa risulterebbe pressoché impossibile. Attraverso il lavoro di Karl, invece, ci ritroviamo ad utilizzare il meglio dei principi baucheristi e degli altri Maestri del passato, sfruttando una sequenza logica e comprensibile e, quel che è più importante, nel rispetto della natura del cavallo.

Un concetto fondamentale da sottolineare è che le mani si occupano solamente, e solo loro, del treno anteriore, di tutto ciò che succede a livello di bocca, testa, incollatura spalle. Quindi anche la direzione, che è in pratica il controllo delle spalle, è appannaggio esclusivamente delle mani, le gambe non giocano nessun ruolo. Così anche la flessione laterale dell’incollatura è richiesta unicamente con le mani, la gamba interna non è implicata. Rilevare o arrotondare l’incollatura, anche queste sono cose che riguardano le sole mani, le gambe non c’entrano.

L’unica imboccatura che garantisce un’azione diretta della mano sulla bocca è un filetto semplice, meglio se in due pezzi (un solo snodo). Agendo sulla commessura labiale, quindi verso l’alto, infatti, non viene offesa la lingua, che come abbiamo visto, è assolutamente da salvaguardare. Al contrario, qualsiasi altra imboccatura, come per esempio il morso, agisce sulla bocca del cavallo con una leva, e per quanto noi alziamo le mani è sempre sulla lingua che andiamo ad agire.

Questo non è un particolare da sottovalutare: la stragrande maggioranza dei problemi in equitazione scaturiscono proprio da una cattiva relazione della mano con la bocca del cavallo, e una mano che va da avanti a indietro, appunto, crea molti più problemi di quello che ci immaginiamo.

Il fatto stesso di agire sulla commessura labiale, poi, già di per sé è un incentivo per il cavallo a mobilizzare la mascella inferiore, che provoca quel “masticare”(termine improprio, ma che rende l’idea), quel movimento chiave di decontrazione della mascella, che a noi interessa.

Il primo effetto che dobbiamo produrre con la mano agendo sulla bocca del cavallo è infatti la cessione della mascella. Si comincia da terra, rimanendo davanti al cavallo, e si agisce verso l’alto, appunto sui lati della bocca, e ad ogni effetto positivo di mobilizzazione deve seguire una discesa di mano, un rilascio delle mani stesse verso il basso per spiegare al cavallo che quello che è stato fatto è corretto.

Cessione della mascella da terra


Cessione della mascella dalla sella, 
azione verso l'alto delle mani e successiva "discesa di mano"
Azione verso l'alto delle mani
Azione successiva, "discesa di mano"


Mobilizzando la bocca, il cavallo di fatto rilassa il massetere, il muscolo mascellare, che per contagio induce gli stessi muscoli del collo a rilassarsi a loro volta. Questo è importantissimo per il prosieguo del lavoro perché, quando ci occuperemo di flettere l’incollatura, non sarà un problema farlo.

I cavalli sono diversi l’uno dall’altro e, sulla base delle esperienze vissute, del loro carattere e della loro morfologia, reagiscono a questo primo invito della mano a mobilizzare la bocca, ognuno in modo diverso.

A seconda del cavallo che incontriamo, la mano dovrà essere vibrante, a scatti, energica, oppure dolce, continua, senza interruzioni. Dipende dal cavallo, se è più o meno muto, se tende più o meno a pesare sulla mano, o se invece è timido e si ritrae dalla mano stessa.

Agire per provocare la cessione della mascella è un primo piccolo ma importante passo per iniziare un dialogo con il nostro amico. Personalmente, quando mi trovo a lavorare su un cavallo che non conosco e non ho mai visto, questo primo contatto con la sua bocca mi fornisce preziose informazioni per capire dove cominciare con l’addestramento per la messa in mano con lui, quando sarò in sella.

In equitazione convenzionale non si parla mai, o quasi mai, di cessione della mascella. Qualcuno è attento al fatto che il cavallo “mastichi”, ma in generale la bocca è ignorata. Anzi, quando c’è qualcosa che non va nel controllo, si mette un chiudibocca, o magari un’imboccatura più forte, senza pensare che all’origine del problema è proprio la bocca non rispettata. Interventi di questo tipo corrispondono al tipico procedimento dove si attacca il sintomo (insofferenza alla mano) senza tenere conto della causa (la lingua che fa male). Un modo di procedere nefasto che si manifesta, purtroppo, in molte altre situazioni di lavoro.

La decontrazione della mascella si può considerare il primo vero passo per dare al cavallo la migliore ginnastica possibile, perché è attraverso di essa che l’incollatura diventa cedevole, facile da piegare e da gestire: questo significa che possiamo gestire l’equilibrio del cavallo al meglio, creare la giusta flessibilità attraverso le flessioni laterali dell’incollatura e quindi influire positivamente sul suo dorso e sui posteriori.

5 commenti:

Francesca ha detto...

Chiedo gentilmente una spiegazione, perchè il filetto semplice è preferibile (a partità di condizioni, quindi no chiudibocca e no capezzino) ad esempio ad un filetto a cannone intero, nella fattispecie al comune "ciuccio" in gomma morbidissima? Quest'ultimo toglie mobilità alla bocca?
Grazie se vorrà rispondermi
Francesca

Massimo Basili ha detto...

Un filetto con cannone intero può assolvere il compito di mobilizzare la mascella così come un filetto snodato, non c'è problema. Non essendoci snodi, però, non dà al cavallo la stessa possibilità di giocarci con la lingua (quando è a riposo) e inoltre copre una superficie maggiore sulla lingua stessa, determinando una certa scomodità.
Nella richiesta di una flessione laterale, fra l'altro, lo snodo permette al cavallo di comprendere esattamente l'azione di una mano distinta da quella dell'altra.
In poche parole, i due pezzi permettono una precisione maggiore nell'azione della mano.
Se parliamo di equitazione convenzionale, dove le mani rimangono sempre basse e più o meno fisse, sicuramente un cannone in gomma morbida risulta più dolce di un filetto in metallo, ma francamente è una questione che non entra più nel campo dei miei interessi...

Francesca ha detto...

Grazie mille, spiegazione chiarissima.
Parliamo di equitazione "non convenzionale" quindi continuerò ad usare il filetto spezzato.

Laura ha detto...

Buongiorno, vorrei gentilmente chiederLe un'informazione. Una cavalla giovane a cui sto cominciando a chiedere la bocca, per poter poi passare alle flessioni e via dicendo, non riesce a comprendere la mia richiesta da sella (mentre da terra sembra aver compreso bene), e risponde indietreggiando appena prendo contatto. Qual è il modo migliore per non stressarla (perché poi si agita e va in difesa se insisto)ma per farle capire cosa le sto chiedendo? la ringrazio per la risposta.

Massimo Basili ha detto...

Salve Laura, questa è una cosa che si presenta abbastanza frequentemente. Se la cavalla indietreggia appena prende il contatto, può iniziare chiedendo la cessione della mascella al passo, e poi progressivamente ripetere la richiesta sull'alt.
Per un certo periodo di tempo, fra l'altro, è opportuno non chiedere i passi indietro.
In ogni caso, sull'alt, quando si prende il contatto e il cavallo va indietro, non bisogna chiedere con le gambe di andare in avanti se non si ha nello stesso tempo ceduto con la mano: occorre rispettare il principio "mani senza gambe, gambe senza mani", quindi è un errore chiedere la cessione della mascella e contemporaneamente usare le gambe, magari per rimanere sul posto. Molto meglio 1)chiedere con la mano, 2)se il cavallo va indietro cedere con la mano e dare gambe per tornare al punto dove si era, 3)chiedere di nuovo con la mano, e così via. In questo modo il cavallo rimarrà fermo, è solo un problema di pazienza.

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