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Della discesa di mano parla François Robichon de La Guérinière nel suo capolavoro “Ecole de cavalerie” del 1733: “…prendere le redini con la mano destra,al di sopra della mano sinistra, e lasciando un po’ le redini nella mano sinistra si fa passare la sensazione del morso nella mano destra e, infine, abbandonando del tutto le redini che erano nella mano sinistra, si abbassa la mano destra sul collo del cavallo; e allora il cavallo si trova del tutto libero, senza morso. Quest’ultimo modo di rendere la mano si chiama 'discesa di mano'…un aiuto dei più sottili e dei più utili per la cavalleria".
Siamo in un’epoca dove il cavallo è montato con il solo morso (no filetto) e le redini vengono tenute in una sola mano, la sinistra.
Il procedimento è chiaro: c’è l’intervento della mano destra ,che si trova quindi a prendere entrambe le redini, che erano tenute anche dalla mano sinistra. Poi la mano sinistra lascia tutto e la destra con le due redini si abbassa per concludere l’operazione della resa completa delle redini.Così il cavallo si trova senza contatto sul morso.
“Il momento giusto per fare questo movimento è dopo aver marcato una mezza-fermata” aggiunge La Guérinière. Mezza-fermata che non è quella attuale, ufficiale, insegnata oggi nella scuole di equitazione dove c’è un contemporaneo quanto nefasto uso di tutti gli aiuti (mani ,gambe e assetto), ma un procedimento di sole mani che sfocia appunto nella discesa di mano.
Chiaramente oggi, quasi 400 anni dopo, noi ci serviamo del filetto e delle redini tenute in due mani separate, ma il procedimento consiste sempre in mani che vanno verso il basso e lasciano il cavallo in “libertà sulla parola”, parte finale della mezza fermata.
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