giovedì 8 settembre 2011
Report da Pegestorf
Il paesino, Pegestorf (70 km. a sud di Hannover), è incantevole, sembra di essere nel mondo delle fiabe. La struttura dove sono scuderizzati i cavalli non è grandissima ma non c'è un filo di paglia fuori posto e il maneggio coperto è un salotto, il terreno tirato e bagnato ogni giorno con estrema cura.
Come tradizionalmente accade agli stage di Philippe Karl, otto cavalieri presenti e molti uditori ad assistere, molti di più di quelli che ci sono normalmente in Italia. Il sabato le tribune erano piene e si contavano almeno cinquanta persone.
Di questi otto cavalieri, quattro già istruttori della Scuola della Leggerezza, e altri quattro che avevano iniziato il Corso da poco.
Il lavoro più spettacolare è stato quello di Christiane Horstmann, che ha montato uno stallone lusitano grigio di 11 anni, già passato per le mani di diversi cavalieri in Sudamerica senza combinare molto e che poi è arrivato nelle scuderie di Klaus Balkenhol, un ex cavaliere di dressage tedesco (molto rappresentativo, già ct della squadra tedesca) che lo ha dato da montare alla figlia, non riuscendo a farne un cavallo da Grand Prix. Infine è arrivato a Christiane, che dopo due anni di lavoro con Karl ha portato questo cavallo a nuova vita, fino a eseguire un piaffer che nell'occasione ha strappato addirittura applausi dalla tribuna.
Più difficile il passage: curiosamente il cavallo ha così l'ossessione di impegnare i posteriori, essendogli stato in passato insegnato a farlo con la forza, che il cavallo eseguiva un piaffer avanzando, anzichè andare in passage (che invece richiede un...disimpegno dei posteriori). Il terzo giorno, dopo un approccio di preparazione con la jambette, e tenendo l'incollatura molto alta, il cavallo ha dato qualche tempo di passage. Molto bello.
Interessante anche il lavoro sulla riunione di Peter Assmann, con il suo Moreno, un castrone baio 17enne, spagnolo non puro, non grande e dalle andature modeste, certamente un cavallo difficile, delicato, anche come temperamento.
Nel piaffer, già buono, è stato aiutato da terra da Karl per ottenere un abbassamento ulteriore delle anche: con delicati tocchi di frusta alla base della coda, il maestro otteneva un maggior impegno dei posteriori da parte del cavallo. Poi è stata la volta di Peter, il quale ha chiesto lui stesso la stessa cosa nel lavoro a mano. Questo procedimento è solo un aiuto per perfezionare un piaffer ottenuto nella maniera classica, con transizioni, passi indietro, ecc. e non si sostituisce ad esso.
Purtroppo è uso comune oggi chiedere il piaffer battendo la frusta sulla groppa con qualcuno davanti che tiene il cavallo, qualcuno dietro che impedisce di arretrare e il cavaliere in sella che dà di speroni...praticamente quattro persone per ottenere qualcosa che il più delle volte è una ribellione del cavallo e nella migliore delle ipotesi un piaffer sulle spalle e contratto.
Ecco poi Nina, una giovane amazzone allieva di Sabine Mosen (istruttrice SdL e organizzatrice dello stage), che ha montato un piccolo haflinger di 13 anni, con qualche problema di messa in mano il primo giorno, ma che nell'ultimo ha esibito anche lui un insospettabile piaffer. Tanto che lo stesso Karl ha commentato: "Questo cavallo deve avere qualche parente lipizzano".
La verità, lo sappiamo tutti, è che con questo lavoro Karl e i suoi allievi possono portare un cavallo che non ha di base le qualità per fare dell'alta scuola, al massimo livello di lavoro in piano.
A proposito di messa in mano, in due o tre casi si sono visti il primo giorno cavalli in un bell'atteggiamento, rotondi (nessuno incappucciato!), ma che non manifestavano una decontrazione e un equilibrio sufficienti. Prima di ogni altra cosa Karl li faceva lavorare con transizioni, mezze fermate, cessioni della mascella, anche con un certo rilevamento dell'incollatura, con discese di mano frequenti. Una volta migliorata la situazione si procedeva a un lavoro via via più impegnativo.
Un altro cavallo non semplice era il trakehner di Anna Weichert, castrone baio di 7 anni, veramente insanguato, delicato, e con la tendenza a rovesciare l'incollatura tutto il tempo. Il lavoro di azione-reazione (mani verso l'alto che tendono le redini e portano il cavallo a fare altrettanto verso il basso e l'avanti) era la cosa principale, se non l'unica cosa messa in pratica da Anna. Anche nel lavoro su due piste e nei passi indietro era richiesto al cavallo di tendersi.
In particolare nei passi indietro la difficoltà consiste nell'insegnare a un cavallo di questo tipo ad andare indietro abbassando l'incollatura, che di per sè è un non-senso. Questo è possibile facendo eseguire i passi indietro da terra, nel lavoro a mano, aiutandosi davanti con la bacchetta e nello stesso tempo chiedendo azione-reazione sul filetto. Una volta in sella, con gambe arretrate (senza pressione!), busto leggermente in avanti e un tocco di bacchetta sul petto, chiedendo l'estensione dell'incollatura, si può andare indietro senza problemi e senza che il cavallo rovesci l'incollatura, si inselli, e così via.
Nel complesso tre giornate di stage che, come sempre quando si vede Philippe Karl all'opera, lasciano in chi guarda un bagaglio di aspetti tecnici e di sensazioni positive da portare a casa e da tenere gelosamente custodito.
Come tradizionalmente accade agli stage di Philippe Karl, otto cavalieri presenti e molti uditori ad assistere, molti di più di quelli che ci sono normalmente in Italia. Il sabato le tribune erano piene e si contavano almeno cinquanta persone.
Di questi otto cavalieri, quattro già istruttori della Scuola della Leggerezza, e altri quattro che avevano iniziato il Corso da poco.
Il lavoro più spettacolare è stato quello di Christiane Horstmann, che ha montato uno stallone lusitano grigio di 11 anni, già passato per le mani di diversi cavalieri in Sudamerica senza combinare molto e che poi è arrivato nelle scuderie di Klaus Balkenhol, un ex cavaliere di dressage tedesco (molto rappresentativo, già ct della squadra tedesca) che lo ha dato da montare alla figlia, non riuscendo a farne un cavallo da Grand Prix. Infine è arrivato a Christiane, che dopo due anni di lavoro con Karl ha portato questo cavallo a nuova vita, fino a eseguire un piaffer che nell'occasione ha strappato addirittura applausi dalla tribuna.
Più difficile il passage: curiosamente il cavallo ha così l'ossessione di impegnare i posteriori, essendogli stato in passato insegnato a farlo con la forza, che il cavallo eseguiva un piaffer avanzando, anzichè andare in passage (che invece richiede un...disimpegno dei posteriori). Il terzo giorno, dopo un approccio di preparazione con la jambette, e tenendo l'incollatura molto alta, il cavallo ha dato qualche tempo di passage. Molto bello.
Interessante anche il lavoro sulla riunione di Peter Assmann, con il suo Moreno, un castrone baio 17enne, spagnolo non puro, non grande e dalle andature modeste, certamente un cavallo difficile, delicato, anche come temperamento.
Nel piaffer, già buono, è stato aiutato da terra da Karl per ottenere un abbassamento ulteriore delle anche: con delicati tocchi di frusta alla base della coda, il maestro otteneva un maggior impegno dei posteriori da parte del cavallo. Poi è stata la volta di Peter, il quale ha chiesto lui stesso la stessa cosa nel lavoro a mano. Questo procedimento è solo un aiuto per perfezionare un piaffer ottenuto nella maniera classica, con transizioni, passi indietro, ecc. e non si sostituisce ad esso.
Purtroppo è uso comune oggi chiedere il piaffer battendo la frusta sulla groppa con qualcuno davanti che tiene il cavallo, qualcuno dietro che impedisce di arretrare e il cavaliere in sella che dà di speroni...praticamente quattro persone per ottenere qualcosa che il più delle volte è una ribellione del cavallo e nella migliore delle ipotesi un piaffer sulle spalle e contratto.
Ecco poi Nina, una giovane amazzone allieva di Sabine Mosen (istruttrice SdL e organizzatrice dello stage), che ha montato un piccolo haflinger di 13 anni, con qualche problema di messa in mano il primo giorno, ma che nell'ultimo ha esibito anche lui un insospettabile piaffer. Tanto che lo stesso Karl ha commentato: "Questo cavallo deve avere qualche parente lipizzano".
La verità, lo sappiamo tutti, è che con questo lavoro Karl e i suoi allievi possono portare un cavallo che non ha di base le qualità per fare dell'alta scuola, al massimo livello di lavoro in piano.
A proposito di messa in mano, in due o tre casi si sono visti il primo giorno cavalli in un bell'atteggiamento, rotondi (nessuno incappucciato!), ma che non manifestavano una decontrazione e un equilibrio sufficienti. Prima di ogni altra cosa Karl li faceva lavorare con transizioni, mezze fermate, cessioni della mascella, anche con un certo rilevamento dell'incollatura, con discese di mano frequenti. Una volta migliorata la situazione si procedeva a un lavoro via via più impegnativo.
Un altro cavallo non semplice era il trakehner di Anna Weichert, castrone baio di 7 anni, veramente insanguato, delicato, e con la tendenza a rovesciare l'incollatura tutto il tempo. Il lavoro di azione-reazione (mani verso l'alto che tendono le redini e portano il cavallo a fare altrettanto verso il basso e l'avanti) era la cosa principale, se non l'unica cosa messa in pratica da Anna. Anche nel lavoro su due piste e nei passi indietro era richiesto al cavallo di tendersi.
In particolare nei passi indietro la difficoltà consiste nell'insegnare a un cavallo di questo tipo ad andare indietro abbassando l'incollatura, che di per sè è un non-senso. Questo è possibile facendo eseguire i passi indietro da terra, nel lavoro a mano, aiutandosi davanti con la bacchetta e nello stesso tempo chiedendo azione-reazione sul filetto. Una volta in sella, con gambe arretrate (senza pressione!), busto leggermente in avanti e un tocco di bacchetta sul petto, chiedendo l'estensione dell'incollatura, si può andare indietro senza problemi e senza che il cavallo rovesci l'incollatura, si inselli, e così via.
Nel complesso tre giornate di stage che, come sempre quando si vede Philippe Karl all'opera, lasciano in chi guarda un bagaglio di aspetti tecnici e di sensazioni positive da portare a casa e da tenere gelosamente custodito.
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