domenica 2 ottobre 2011
L'impegno dei posteriori
Una preoccupazione comune e costante di istruttori e cavalieri nel lavoro del cavallo è il fatto che il cavallo impegni i posteriori o, come qualcuno dice, "ingaggi" i posteriori. "Il cavallo è un animale a trazione posteriore" è il ritornello di chi afferma che occorre badare a questi anzichè preoccuparsi troppo del davanti, della parte anteriore. In definitiva, puoi montare come vuoi, ma se il cavallo impegna i posteriori sotto alla massa, allora stai facendo della buona equitazione, sei uno che è attento al lavoro del tuo cavallo.
I mezzi per ottenerlo sono noti: spingere con le gambe su mani che si oppongono, avere sempre gambe attive affinché questi posteriori lavorino e si "portino sotto", non soffermarsi sulla mano ma pensare a un assetto che faccia "ingaggiare" i posteriori (cosiddetto "assetto ingaggiante").
In realtà il vero problema è che, salvo che in alcune specifiche situazioni (quando il lavoro è già molto avanzato), il cavallo non impegna mai i posteriori, almeno non nel senso che si intende normalmente, cioè abbassando le anche, e portando entrambi i posteriori, destro e sinistro, sotto la massa, insieme.
Dobbiamo infatti distinguere due tipi di impegno dei posteriori:
1) il cavallo avanza, ad esempio al trotto, con un posteriore e con l'altro spinge indietro, e tanto più avanza sotto la massa con un posteriore tanto più con l'altro spinge e si allontana dalla massa stessa.
2) Il cavallo avanza sotto la massa con entrambi i posteriori abbassando le anche e flettendo le articolazioni (garretto, ginocchio, ecc.).
Prendiamo in esame il primo caso.
Se il cavallo trotta molto in avanti, un posteriore verrà molto sotto la massa, si impegnerà tanto, mentre l'altro si allontanerà molto, per spingere, ossia si disimpegnerà tanto. Vedi il caso estremo del trottatore da corsa, che porta veramente tanto i posteriori, uno alla volta, sotto di sè, al punto che se uno di loro non ha i cosiddetti "passaggi" viene scartato. Ma questo stesso cavallo, allontana da sè tantissimo i posteriori, uno alla volta, per spingersi in avanti.
Quindi non si può certamente dire che il cavallo, quando è in avanti "porti sotto i posteriori", ma si parla di un impegno alternato di essi. Il cavallo non si riunisce, no di certo, e questo è palese.
Se il cavallo, caso opposto, esegue un trotto riunito, cosa succede? Abbassa le anche, porta entrambi i posteriori sotto di sè? No, non è ancora possibile. Finché il cavallo ha un movimento in avanti, anche se poco, non è nella condizione di abbassare le anche. Per giunta, il cavallo che sta eseguendo un trotto riunito, avanzerà con i posteriori molto meno che il trottatore di cui sopra preso a esempio, cioé quando uno dei due posteriori si porta sotto la massa lo fa pochissimo, e altrettanto pochissimo spinge dietro di sè, cioé disimpegna pochissimo. Questo cavallo porta pochissimo avanti i posteriori perché spinge più verso l'alto che in avanti e questo determina un trotto riunito. Addirittura nel passage, che è una delle massime manifestazioni di trotto riunito, in molti casi i posteriori si allontanano dal cavallo, cioé disimpegnano più di quello che impegnano.
A questo punto la domanda è: può un cavallo avanzare molto e nello stesso tempo portare entrambi i posteriori sotto come nel secondo caso? La risposta è no, non può farlo, una cosa esclude l'altra, avanzare molto e determinare un maggiore impegno dei posteriori (entrambi) è impossibile.
Allora in quale circostanza il cavallo porta sotto di sè entrambi i posteriori, abbassando le anche? Solo in determinate e precise situazioni: nel piaffer, nella pirouette al galoppo, nella pesade e levade, o quando va indietro come nei passi indietro ben eseguiti, in particolare nei passi indietro riuniti. In tutti questi casi il cavallo abbassa le anche, o almeno dovrebbe farlo, se queste arie sono ben eseguite.
Si capisce bene allora perché è assurdo parlare di riunione come di cavallo sulle anche, di impegno costante dei posteriori, di "ingaggio", come sono assurde le pretese di tanti istruttori e addestratori che vogliono il cavallo riunito, sempre sulle anche, sempre sui posteriori, sempre "ingaggiati".
La cosa che invece è degna di considerazione e sulla quale occorre fare attenzione è un'attività dei posteriori. Questa attività però si può estendere all'attività del cavallo, che deve essere sempre presente, ossia il cavallo deve sempre mostrare, insieme alla decontrazione e alla calma, una prontezza nel rispondere alla richiesta delle gambe del cavaliere, richiesta che deve essere soddisfatta per avanzare e non per altri scopi...non certo per far venire i posteriori sotto alla massa!
Venendo meno questa prontezza nel rispondere alle gambe, cioé la leggerezza alle gambe, può venire meno anche una leggerezza alla mano, perché viene meno una leggerezza generale.
E qui conviene soffermarsi un attimo. E' convinzione comune che la leggerezza del treno anteriore si raggiunga quando il cavallo venga impegnato di più con le gambe in modo tale che, portandosi sotto con i posteriori, riequilibri sè stesso e dunque si alleggerisca alla mano. In realtà il modo migliore, e l'unico per alleggerire un cavallo alla mano è e rimane sempre la cessione della mascella e la mezza fermata. Esistono però dei casi dove il cavallo è pigro, indolente, passivo, e ha la tendenza a lasciarsi andare sulla mano del cavaliere o a fermare la bocca: questo tipo di cavallo lo fa anche perché non è pronto a rispondere in avanti alla richiesta delle gambe. Ecco che allora alleggerire il cavallo alle gambe, per esempio con una lezione alle gambe o alla gamba isolata, favorisce una maggiore attività e scongiura anche la possibilità che il cavallo rimanga appoggiato alla mano o duro di bocca.
L'ossessione dell'impegno dei posteriori sotto alla massa del cavallo porta con sè nefaste conseguenze nel lavoro dei cavalli. Gli addestratori e gli istruttori che si preoccupano di questo, montano e fanno montare i cavalli sempre fra mani e gambe, sempre sotto pressione, e ciò porta a una equitazione basata sulla forza e sulla coercizione, venendo incoraggiato l'uso di mezzi ausiliari sempre più fantasiosi e distruttivi per il cavallo (uno per tutti: il famoso "ingaggio Pessoa" per lavorare i cavalli alla corda). Risultato: cavalli contratti, fuori equilibrio, psicologicamente alienati e frustrati.
Un esempio di come premesse sbagliate possono portare a un'equitazione sbagliata.
I mezzi per ottenerlo sono noti: spingere con le gambe su mani che si oppongono, avere sempre gambe attive affinché questi posteriori lavorino e si "portino sotto", non soffermarsi sulla mano ma pensare a un assetto che faccia "ingaggiare" i posteriori (cosiddetto "assetto ingaggiante").
In realtà il vero problema è che, salvo che in alcune specifiche situazioni (quando il lavoro è già molto avanzato), il cavallo non impegna mai i posteriori, almeno non nel senso che si intende normalmente, cioè abbassando le anche, e portando entrambi i posteriori, destro e sinistro, sotto la massa, insieme.
Dobbiamo infatti distinguere due tipi di impegno dei posteriori:
1) il cavallo avanza, ad esempio al trotto, con un posteriore e con l'altro spinge indietro, e tanto più avanza sotto la massa con un posteriore tanto più con l'altro spinge e si allontana dalla massa stessa.
2) Il cavallo avanza sotto la massa con entrambi i posteriori abbassando le anche e flettendo le articolazioni (garretto, ginocchio, ecc.).
Prendiamo in esame il primo caso.
Se il cavallo trotta molto in avanti, un posteriore verrà molto sotto la massa, si impegnerà tanto, mentre l'altro si allontanerà molto, per spingere, ossia si disimpegnerà tanto. Vedi il caso estremo del trottatore da corsa, che porta veramente tanto i posteriori, uno alla volta, sotto di sè, al punto che se uno di loro non ha i cosiddetti "passaggi" viene scartato. Ma questo stesso cavallo, allontana da sè tantissimo i posteriori, uno alla volta, per spingersi in avanti.
Quindi non si può certamente dire che il cavallo, quando è in avanti "porti sotto i posteriori", ma si parla di un impegno alternato di essi. Il cavallo non si riunisce, no di certo, e questo è palese.
Se il cavallo, caso opposto, esegue un trotto riunito, cosa succede? Abbassa le anche, porta entrambi i posteriori sotto di sè? No, non è ancora possibile. Finché il cavallo ha un movimento in avanti, anche se poco, non è nella condizione di abbassare le anche. Per giunta, il cavallo che sta eseguendo un trotto riunito, avanzerà con i posteriori molto meno che il trottatore di cui sopra preso a esempio, cioé quando uno dei due posteriori si porta sotto la massa lo fa pochissimo, e altrettanto pochissimo spinge dietro di sè, cioé disimpegna pochissimo. Questo cavallo porta pochissimo avanti i posteriori perché spinge più verso l'alto che in avanti e questo determina un trotto riunito. Addirittura nel passage, che è una delle massime manifestazioni di trotto riunito, in molti casi i posteriori si allontanano dal cavallo, cioé disimpegnano più di quello che impegnano.
A questo punto la domanda è: può un cavallo avanzare molto e nello stesso tempo portare entrambi i posteriori sotto come nel secondo caso? La risposta è no, non può farlo, una cosa esclude l'altra, avanzare molto e determinare un maggiore impegno dei posteriori (entrambi) è impossibile.
Allora in quale circostanza il cavallo porta sotto di sè entrambi i posteriori, abbassando le anche? Solo in determinate e precise situazioni: nel piaffer, nella pirouette al galoppo, nella pesade e levade, o quando va indietro come nei passi indietro ben eseguiti, in particolare nei passi indietro riuniti. In tutti questi casi il cavallo abbassa le anche, o almeno dovrebbe farlo, se queste arie sono ben eseguite.
Si capisce bene allora perché è assurdo parlare di riunione come di cavallo sulle anche, di impegno costante dei posteriori, di "ingaggio", come sono assurde le pretese di tanti istruttori e addestratori che vogliono il cavallo riunito, sempre sulle anche, sempre sui posteriori, sempre "ingaggiati".
La cosa che invece è degna di considerazione e sulla quale occorre fare attenzione è un'attività dei posteriori. Questa attività però si può estendere all'attività del cavallo, che deve essere sempre presente, ossia il cavallo deve sempre mostrare, insieme alla decontrazione e alla calma, una prontezza nel rispondere alla richiesta delle gambe del cavaliere, richiesta che deve essere soddisfatta per avanzare e non per altri scopi...non certo per far venire i posteriori sotto alla massa!
Venendo meno questa prontezza nel rispondere alle gambe, cioé la leggerezza alle gambe, può venire meno anche una leggerezza alla mano, perché viene meno una leggerezza generale.
E qui conviene soffermarsi un attimo. E' convinzione comune che la leggerezza del treno anteriore si raggiunga quando il cavallo venga impegnato di più con le gambe in modo tale che, portandosi sotto con i posteriori, riequilibri sè stesso e dunque si alleggerisca alla mano. In realtà il modo migliore, e l'unico per alleggerire un cavallo alla mano è e rimane sempre la cessione della mascella e la mezza fermata. Esistono però dei casi dove il cavallo è pigro, indolente, passivo, e ha la tendenza a lasciarsi andare sulla mano del cavaliere o a fermare la bocca: questo tipo di cavallo lo fa anche perché non è pronto a rispondere in avanti alla richiesta delle gambe. Ecco che allora alleggerire il cavallo alle gambe, per esempio con una lezione alle gambe o alla gamba isolata, favorisce una maggiore attività e scongiura anche la possibilità che il cavallo rimanga appoggiato alla mano o duro di bocca.
L'ossessione dell'impegno dei posteriori sotto alla massa del cavallo porta con sè nefaste conseguenze nel lavoro dei cavalli. Gli addestratori e gli istruttori che si preoccupano di questo, montano e fanno montare i cavalli sempre fra mani e gambe, sempre sotto pressione, e ciò porta a una equitazione basata sulla forza e sulla coercizione, venendo incoraggiato l'uso di mezzi ausiliari sempre più fantasiosi e distruttivi per il cavallo (uno per tutti: il famoso "ingaggio Pessoa" per lavorare i cavalli alla corda). Risultato: cavalli contratti, fuori equilibrio, psicologicamente alienati e frustrati.
Un esempio di come premesse sbagliate possono portare a un'equitazione sbagliata.
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