martedì 7 febbraio 2012

Incappucciamento: che fare?

L'incappucciamento è l'atteggiamento del cavallo più grave che esista, ed è sempre determinato dall'uso che fa il cavaliere delle proprie mani. Da costrizione iniziale, passa rapidamente ad assumere i caratteri della difesa. Denominato anche iperflessione dell'incollatura, esso produce una serie di effetti devastanti per la salute del cavallo e per il suo equilibrio psico-fisico, ed è il motivo per cui tutti i grandi Maestri del passato ne hanno condannato l'uso.
A torto, fra questi, Francois Baucher, nella sua prima maniera, è stato additato come un promotore dell'iperflessione, quasi un pioniere dell'attuale Rollkur: niente di più falso, egli faceva uso in modo magistrale dell'effetto d'insieme, che è un procedimento del tutto estraneo al spingere e tirare che si vede nell'equitazione attuale, effetto d'insieme che provocava l'iperflessione, ma solo in determinate specifiche situazioni e con un cavallo che mobilizza la mascella sollevando il dorso. In pratica un mezzo di dominanza, molto fine e complesso, che non è nemmeno lontano parente della moda attuale di incappucciare usando aiuti forti e mezzi ausiliari di tutti i tipi (redini di ritorno, chiudibocca, redini fisse, ecc.).

Quando si incontra sulla propria strada un cavallo con questo problema, cavallo che è stato magari precedentemente montato da cavalieri brutali, con mani e gambe forti, non è mai cosa facile agire nel senso giusto.
Una cosa è sicura: la prima e unica cosa da fare, se non si vuole fare un grosso buco nell'acqua peggiorando la situazione, è agire per far scomparire nel cavallo questa terribile idea che ha ormai radicata, che è quella di chiudere la nuca, magari con la bocca bloccata.
A proposito di bocca, è proprio da questa che occorre iniziare. Non a caso i cavalli con questa difesa hanno anche insieme la tendenza a passare la lingua sopra il ferro, o di lato, o a digrignare, e quant'altro. Il motivo è semplice: la mano dura che agisce sulla bocca da avanti a indietro va a schiacciare la lingua, che è un organo molto vascolarizzato ed innervato; il cavallo ha dolore, cerca in qualche modo di sottrarsi a questa tortura, chiudendo la nuca e venendo "dietro la mano"; questo per qualcuno (molti, purtroppo) è segno di sottomissione, in realtà è una vera e propria difesa alla mano.
Iniziare dalla bocca, dunque: la cessione della mascella è la chiave per sbloccare la situazione. Procedimento baucherista non del tutto conosciuto, crea nel cavallo la decontrazione del muscolo massetere, e per contagio anche dei muscoli dell'incollatura. Si agisce sulla commessura labiale, con la mano verso l'alto, se si è in sella, per non avere il problema di andare ad agire sulla lingua. La cessione della mascella si può, e con cavalli del genere, si deve, praticare da terra, per avere la possibilità di rieducare il cavallo alla comprensione di un diverso uso della mano, più rispettoso, senza l'ansia del cavaliere sulla schiena che tanto lo ha fatto soffrire in passato. Successivamente il procedimento si replica in sella, ma il cavallo già sa cosa significa e accetta di buon grado il cavaliere che alza le mani, e normalmente risponde allo stesso modo.
La cessione della mascella si ottiene più facilmente, nei casi estremi, chiedendo al cavallo un'apertura della nuca (angolo testa-collo), più o meno pronunciata, e anche questo è un primo passo nel distogliere dal cavallo l'idea di incappucciarsi, che di fatto è chiudere la nuca, appunto, per rifiutare la mano.


Cessione della mascella dalla sella: posizione alta, nuca aperta, contatto che si alleggerisce appena il cavallo mobilizza la sua bocca.



In un primo periodo di lavoro, tutto questo ha la precedenza, e occorre lavorare il cavallo con una posizione dell'incollatura più o meno alta, e assolutamente non flessa alla nuca, agendo sempre con le mani verso l'alto, eseguendo delle opportune mezze fermate, quando occorre, e discese di mano.

A proposito di discesa di mano. Si vedono a volte istruttori far eseguire delle discese di mano a cavalieri che...non alzano le mani. Questo è strano. La discesa di mano ha senso in quanto è un movimento che si fa "dopo aver marcato una mezza-fermata" (La Guérinière), e la mezza fermata  si fa agendo con le mani verso l'alto.

Anche il lavoro iniziale al passo è bene eseguirlo prima da terra. Il cosiddetto lavoro alla mano, o lavoro a piedi, è bagaglio prezioso di ogni addestratore che si rispetti, tanto più utile con i cavalli difficili. Contiene in sè elementi di etologia noti ai "sussurratori" più importanti, e si influisce positivamente sul cavallo nel ripristino di quel rispetto reciproco e fiducia verso il cavaliere compromesse dal lavoro precedente. Peraltro il lavoro a piedi non deve essere appannaggio solo di addestratori professionisti; ogni buon istruttore dovrebbe insegnarlo ai propri allievi, a qualunque livello essi siano.



Lavoro a piedi: spalla in dentro al passo



Con un cavallo che ha la tendenza anche a scappare, incappucciandosi, è necessario, dopo avere decontratto la mascella e ottenuto che esso porti la testa alta da solo, un accorto e approfondito lavoro sulle flessioni laterali. Queste, ben insegnate (da terra all'inizio, come ogni cosa), permettono di avere il controllo del cavallo anche nelle situazioni più impegnative e critiche.


Flessioni laterali da terra
                                                      
La cosa da sottolineare è che, in tutto questo lavoro di messa in mano, le gambe non hanno alcun ruolo, se non quello di agire per ottenere dal cavallo una risposta in avanti quando si necessita, e comunque mai nel momento esatto in cui facciamo una qualsiasi azione con la mano ("mani senza gambe, gambe senza mani", Baucher).

E' infatti inutile, anzi controproducente, cercare in qualsiasi modo di risolvere il problema agendo con le gambe per ottenere un fantomatico impegno dei posteriori e un ripristino dell'equilibrio perduto, quando il treno anteriore è fuori controllo ed il cavallo è sulla mano pesantemente, oppure si sottrae da essa. E proprio perché il cavallo incappucciato ha il garrese affossato fra le spalle, la schiena bloccata e un dolore terribile in bocca, dire al cavallo: "Avanti!" in questa situazione è folle, si ottiene solo di complicare ulteriormente la situazione. Infatti il cavallo che sente le gambe del cavaliere ha una sola idea, se è generoso, che è quella di andare più in avanti, e non pensa affatto a riunirsi, a portare sotto i posteriori. Quest'ultima è semmai una speranza del cavaliere, e solo sua.

Una cosa davvero utile è, specialmente se il cavallo tende a scappare, usare la spalla in dentro nel circolo, sempre che il cavallo la conosca, l'abbia già praticata. Ma se anche non la conosce, cominciare con una cessione delle anche da terra (anche che girano attorno alle spalle in una volta), è un ottimo elemento da aggiungere nella nostra preparazione nel lavoro a piedi. Questo esercizio dà la possibilità di controllare e di gestire, insieme alle flessioni laterali menzionate prima, il cavallo più riottoso e intrattabile.

I cavalli sono diversissimi fra di loro e ogni cavallo richiede un approccio diverso e una progressione diversa. Non si può dare una ricetta unica per tutti i cavalli, sta alla sensibilità e all'esperienza dell'addestratore il fatto di agire in un modo a nell'altro, o dell'istruttore se si trova a fare i conti con un binomio dove magari il cavaliere-allievo ha un'esperienza limitata e il cavallo risulta particolarmente difficile (cocktail, questo, piuttosto impegnativo).
Esistono però delle priorità nel lavoro, nella sua progressione, quando ci troviamo a lavorare un cavallo con grave tendenza all'incappucciamento. Cambiare radicalmente la qualità del contatto, ossia della relazione fra la mano del cavaliere e la bocca del cavallo, è una di queste. Un'altra è fare lavorare il cavallo nella posizione più naturale possibile (senza flessioni o pieghi vari) quando esso ha da solo la tendenza a chiudere la nuca incappucciandosi. Tutto questo non si può fare agendo con le mani che rimangono basse o che vengono usate insieme alle gambe.
Se si seguono altre priorità, come per esempio lavorare sulle anche mentre il cavallo è incappucciato, oppure spingerlo in avanti con le gambe quando esso è pesante sulla mano, si rischia solo di peggiorare la situazione.
Questo è tanto più vero con cavalli difficili, quelli particolarmente delicati e/o quelli morfologicamente e psicologicamente non portati per il lavoro in piano.

"...la leggerezza non è per nulla, come certi affermano o insegnano, uno scopo da ricercare solo alla fine dell'addestramento... La leggerezza dev'essere l'ideale costantemente perseguito fin dall'inizio di un addestramento ben concepito e ben condotto" (Jean Saint- Fort Paillard, "Capire l'equitazione").




2 commenti:

Anonimo ha detto...

Tutto molto chiaro e ben spiegato, ma nel caso in cui un cavallo dopo la decontrazione cerchi l'estensione dell'incollatura con una brusca beccata verso il basso?

Come comportarsi?....

Massimo Basili ha detto...

Quando è il cavallo a decidere di estendere l'incollatura contro il parere del cavaliere, occorre agire con una mezza fermata (citata anche nel post), per riportare la testa all'altezza desiderata. A volte è sufficiente, per impedire questo, semplicemente bloccare la mano, resistere. Finché il cavallo non accetta di mantenere la testa in una posizione alta o, almeno, in una posizione naturale, bisogna impedire l'estensione.
In un secondo momento essa sarà non solo concessa, ma addirittura richiesta, soprattutto se il cavallo dimostra di volere andare in avanti con il proprio naso.

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